ILCANTO DEI CUORI RIBELLI DI THRITY UMBRIGAR

Recensione a cura di Anna Maria.

Titolo: Il canto dei cuori ribelli.
Autrice: Thrity Umbrigar.
Genere: Narrativa contemporanea.
Pagine: 400.
Editore: Libreria Pienogiorno – 24 aprile 2024.
Formati disponibili: Kindle 10,99€/ Cartaceo 17,95€.
Trama :

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Aveva quattordici anni Smita quando con la sua famiglia ha dovuto lasciare l’India in circostanze drammatiche. Una volta al sicuro in America, ha scacciato dal cuore la nostalgia per i crepuscoli aranciati e il profumo inebriante dei cibi che il padre le comprava dai venditori ambulanti e giurato a se stessa che mai più sarebbe tornata in quei luoghi che l’avevano così profondamente ferita. Ma anni dopo si ritrova a dover accettare con riluttanza l’incarico di coprire una storia di cronaca a Mumbai, per il suo giornale. Seguendo il caso di Meena – una giovane donna sfigurata brutalmente dai suoi fratelli e dai membri del suo villaggio per aver sposato un uomo di un’altra religione – Smita si ritrova di nuovo faccia a faccia con una società che appena fuori dallo skyline luccicante delle metropoli le pare cristallizzata in un eterno Medioevo, in cui le tradizioni hanno più valore del cuore del singolo, e con una storia che minaccia di portare alla luce tutti i dolorosi segreti del suo passato. Eppure, a poco a poco le sue difese cominciano a vacillare, i ricordi a riaffiorare e la passione a fare nuovamente breccia in lei. Sullo sfondo di un meraviglioso Paese sospeso tra modernità e oscurantismo, in un crescendo di tensione, due donne coraggiose e diversamente ribelli si confrontano con le conseguenze di due opposti concetti di onore e di libertà, in una storia indimenticabile di tradimento, sacrificio, devozione, speranza e invincibile amore.

Giudizio:

Non è facile per me scrivere la recensione a questa storia che mi ha lacerato il cuore per la brutale verità di quanto descritto, ma che è riuscita anche a impiantare un piccolo seme che ha il nome della piccola Abru, un nome che significa onore, ma che per me simboleggia la speranza di un cambiamento. Il protagonista vero di questo romanzo è l’ India, un Paese dai molti volti e dalle mille contraddizioni, un Paese che tenta di emulare l’Occidente in ostentazione di sfarzo e progresso, ma è sufficiente voltare lo sguardo alle baracche fatiscenti delle metropoli o a quelle dei villaggi del suo entroterra per constatare il suo restare “immobile” e “ancorato” a tradizioni antiche e rigide. È un Paese diviso da un odio viscerale, che serpeggia beffardo e scaltro facendosi beffa delle leggi ma restando fedele alla propria giustizia, alle divisioni di casta e di sesso e a un irremovibile assioma: un indù e un musulmano non possono vivere fianco a fianco. Ed è proprio da tutto questo che Smita Agarwal è fuggita , circa vent’anni fa, assieme alla sua famiglia, trovando rifugio in America, dove ha cercato di dimenticare quella terra che un tempo aveva amato, ma che l’aveva ferita profondamente. Smita è riuscita a voltare pagina, è diventata una corrispondente estera , fa un lavoro che le permette di non fermarsi mai in un posto per tanto tempo e che soprattutto non le permette di creare legami duraturi. Le piace la sua vita da nomade! Le piace la sua professione, che le consente di dare voce a chi non ne è ha la possibilità o di denunciare abusi, violenze e ingiustizie, soprattutto se ad esserne vittima sono le donne. È riuscita a chiudere in un angolo impolverato della sua memoria i ricordi felici della sua infanzia a Mumbai, quelli che sono andati distrutti un lontano 1998. Ma quel cassetto che sperava essere chiuso a doppia mandata, viene spalancato con prepotenza quando accetta , suo malgrado, di venire in soccorso della sua amica e collega Shannon e coprire il suo incarico: scrivere un articolo sulla storia di Meena Mustafa, la donna indù, sfigurata brutalmente dai suoi fratelli perché aveva osato sposarsi con un musulmano e che aveva avuto il coraggio di portare il suo caso in giudizio. Smita ha subito la sensazione di essere stata attirata con un inganno nell’unica città in cui aveva giurato di non mettere più piede e che deve ora fare i conti con ciò che odiava di più di quel Paese: il modo in cui trattava le donne, i conflitti religiosi e il suo conservatorismo. Smita si sente un’estranea nella sua città che pare volerla sopraffare con la sua forza inarrestabile e soprattutto con l’ondata di quei ricordi che paiono sgomitare per venire di nuovo a galla. Ma a smuovere in lei qualcosa di più intenso e di più viscerale , seppur per motivi differenti, sono due persone: Mohan , un informatico dall’animo generoso, che ama la sua terra nonostante le sue imperfezioni, e Meena, una piccola e grande donna che ha avuto una sola colpa , ossia aver seguito la voce del cuore! “Il mio corpo non è morto la sera del rogo. Ma la mia vita è finita in quel momento”. Il fuoco non ha infatti solo deturpato il suo volto e il suo corpo, ma le ha sottratto la sola persona che, anche se per poco, l’ aveva fatta sentire amata, viva e libera. Dopo quella notte, un nuovo fuoco ha cominciato ad ardere in lei: un desiderio bruciante di giustizia per suo marito Abdul e per la piccola Abru. “Lotto per mia figlia. Per dire alla mia bambina che ho combattuto per suo padre “. Per quell’uomo che aveva ingenuamente considerato il suo matrimonio interreligioso non una fonte di vergogna, ma un motivo di orgoglio e che aveva visto in se stesso , in sua moglie e in sua figlia il volto di una nuova India . Una immediata connessione si crea tra queste due donne, entrambe vittime di una realtà bigotta e spietata . Ma Smita ,a differenza di Meena , ha avuto la fortuna di sottrarsi dai meccanismi di quel Paese che legittima l’omicidio per dote, il rogo della sposa, le molestie sessuali. “La faccia di Meena era la mappa creata da un cartografo misogino e feroce”. La sua storia non può lasciare indifferente Smita la quale sente le sue traversie nelle osse e provare per lei una affinità pari a un tessuto connettivo. Il dolore di quella ragazza diventa parte di quello che ha sperimentato anche lei e i suoi ricordi trovano conforto tra le braccia di qualcuno che la fa sentire di nuovo a casa . Ma Meena potrà davvero avere un futuro diverso per sé e la sua bambina? Il suo coraggio sarà sufficiente per contrastare un gruppo di uomini , abituati ad arrivare come il vento e a sparire come dei fantasmi? Una lettura che colpisce come un pugno nello stomaco, che toglie il fiato e che non permette alle lacrime di trovare un argine . Una storia di dolore, di ribellione, ma anche di speranza!

Stelle: 5⭐️⭐️⭐️⭐️⭐️

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