L’ISOLA DELLA MEMORIA DI DIDO MICHIELSEN

Recensione a cura di Anna Maria.

Titolo: L’isola della memoria.
Autrice: Dido Michielsen.
Genere: Narrativa storica.
Pagine: 285.
Editore: Casa Editrice Nord, 18 aprile 2023.
Formati disponibili:Kindle 11,99€/ Cartaceo 18,05€.
Trama:

https://www.amazon.it/gp/aw/d/B0BY8QK5YJ/ref=tmm_kin_swatch_0?ie=UTF8&qid=1684270563&sr=8-1

Serve, governanti , concubine, le nyai sono votate all’obbedienza e al silenzio. Isah è una di loro, ma farà sentire la sua voce.
Isah guarda le sue bambine, la sua gioia più grande, e si chiede cosa ne sarà di loro. Per anni ha sperato che il padre le riconoscesse . Invece lui sta per tornare in Olanda, dove lo attende la sua futura sposa e una vita in cui non c’è posto né per Isah né per le loro figlie mezzosangue. Isola di Giava, 1866. Isah ha solo sedici anni quando si ribella alla tradizione secolare che obbliga le donne al matrimonio combinato e s’innamora di Gey, un ufficiale dell’esercito coloniale olandese, anche se ciò significa essere bandita per sempre dalla sua famiglia. Ben presto, però, Isah si rende conto che Gey non intende affatto farla sua moglie, bensì la sua nyai. In un’epoca in cui la distanza impedisce alle donne olandesi di raggiungere le colonie, è normale per un uomo prendere a servizio una giovane del posto, che di giorno lavori come governante , ma di notte sia la sua concubina. Una nyai deve essere bella, educata e invisibile. Per anni, Isah obbedisce, racimolando briciole di felicità dalle poche attenzioni che riceve e dalla speranza di riuscire a dare un futuro migliore alle sue bambine. Ma ora che si ritrova sola e disonorata, Isah è costretta a compiere una scelta straziante per evitare che le figlie vengano discriminate sia dai bianchi sia dai giavanesi. Tuttavia lei non si rassegnerà a svanire nel silenzio e troverà il modo di essere ricordata… Coraggiosa e determinata, Isah è una donna unica, eppure nella sua storia echeggia la sofferenza delle migliaia di nyai che nei centocinquanta anni di dominazione olandese hanno subito la stessa sorte. Madri, dimenticate che, grazie alle sue parole, hanno finalmente trovato una voce.

Giudizio:

Quando ho letto la trama di questo romanzo, ho avuto l’immediata percezione che non sarebbe stata affatto una lettura semplice o da divorare in un battibaleno. E non mi sono affatto sbagliata, in quanto sono stata spesso costretta a fermarmi su ogni singolo termine legato ad un luogo, ad un ruolo o ad una usanza così da comprendere meglio, ma non senza remore, la cultura della società giavanese di cui la scrittrice fa un attento affresco storico. “Io, Canting, sono la scrittrice, ma non invento nulla. Scrivo ciò che mi bisbiglia Isah, e dalle sue parole ricavo frasi”. Con queste parole, Canting Wiggers spiega il motivo che l’ha spinta a pubblicare questo libro alla morte della sua amica, ovvero dare voce alla storia di Isah e di conseguenza a tutte le nyai , concubine come lei, rimaste nell’ombra. Canting ha avvertito questa necessità in quanto consapevole di come lei sia stata più fortunata, perché ha trovato un uomo dalle vedute moderne che aveva trasformato una nyai analfabeta in una moglie e madre rispettabile. Una sorte ben diversa da quella toccata all’io narrante di questa straziante storia. Ma chi è Isah? Nata nel dicembre del 1850 nella piccola isola di Giava, il suo vero nome era “Piranti” che in giavanese significa “strumento” forse per augurarle di diventare un domani lo strumento per una vita migliore. È cresciuta sola con la madre, una abile tintora di batik e sarta per le signore della famiglia del sultano. La sola presenza maschile nella sua infanzia è quello di suo zio Ibrahim, il fratello di suo madre, un ramingo dalla indole libera e ribelle. La piccola Piranti ha sin dalla tenera età saggiato sulla sua pelle quanto le differenze sociali contassero nel suo mondo e di come lei fosse una delle tante figlie non riconosciute di un uomo influente. Ha ben presto compreso come ogni cosa intorno a lei fosse pervasa da “un sottile e invisibile reticolo di ranghi” e lei era, come tanti, intrappolata tra questi fili rigidissimi da cui era difficile liberarsi. Ha potuto osservare e capire come le donne non avessero libertà o volontà in merito al loro futuro, ma erano destinate, se fortunate, a divenire mogli “bambine” di uomini più grandi di loro.”In mezzo a queste mura avevo un ruolo preciso e immutabile: diventare una tintora di batik, come mia madre, o un abdi dalem di qualche palazzo”. E quando anche lei , ormai sedicenne, è divenuta idonea per il mercato matrimoniale, ecco che quell’ anelito verso una libertà tanto agognata la spinge a prendere una decisione che cambierà inevitabilmente il corso della sua esistenza: rifiutare il matrimonio combinato da sua madre e diventare invece una nyai , ovvero la governante di giorno e la concubina di notte di uno dei tanti coloniali olandesi. Nella mente ingenua di questa ragazzina le nyai parevano godere di una condizione migliore delle donne o delle principesse del gineceo, disponevano di una libertà alla quale non poteva aspirare nessuna giavanese, nobile o no che fosse. È l’incontro con il militare Gey ,il giovane olandese dagli occhi così azzurri da sembrare trasparenti , appartenente ad una famiglia con forti tradizioni militari, a cui la piccola Piranti decide di donare la sua verginità, consapevole di come la sua decisione avrebbe comportato l’essere bandita per sempre dalla sua famiglia. Ed è sempre lui a darle un nuovo nome, ovvero Isah , proprio come nella tradizione giavanese in cui ad ogni nuova fase della vita si accompagna un nome nuovo. Da quel giorno smette di essere Pinturi ma assume l’identità di Isah, una nyai che ben presto impara ad essere ubbidiente, silenziosa e soprattutto invisibile, nutrendosi delle attenzioni “notturne” di Gey che lei raccoglie come briciole di affetto e come balsamo lenitivo per la sua anima, ulcerata dal suo diverso comportamento quando di giorno si trova dinnanzi a suoi connazionali. L’arrivo di due figlie da quella unione che lei sperava si trasformasse in qualcosa di più, costituisce la sola ancora di salvezza a cui Isah si aggrappa disperatamente per sopravvivere quando si rende conto che le sue erano solo ingenue illusioni. Lei è solo una nyai, un oggetto ornamentale, di cui disfarsi facilmente! Il prendere consapevolezza della sua triste condizione la mette dinanzi ad un’altra scelta ancora più straziante ma necessaria per il benessere delle sue bambine , delle “mezzosangue” a cui vuole assicurare una sorte diversa dalla sua. Quale prezzo sarà costretta a pagare? La storia di Isah è simile a quella di tante altre nyai : anime ferite, umiliate, spezzate a cui è stata data la possibilità di fare sentire la propria voce, di solito zittita e celata nell’ombra!

Stelle: 5⭐️⭐️⭐️⭐️⭐️

E POI SAREMO SALVI DI ALESSANDRA CARATI.

Recensione a cura di Anna Maria.

Titolo: E poi saremo salvi.
Autrice: Alessandra Carati.
Genere:Narrativa.
Editore: Mondadori, 20 aprile 2021.
Formati disponibili:Kindle 9,99€/ Cartaceo copertina rigida 17,10€.
Trama:

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Aida ha appena sei anni quando con la madre deve fuggire dal piccolo paese in cui è nata e cresciuta. In una notte infinita di buio, di ignoto e di terrore, raggiunge il confine con l’Italia, dove incontra il padre. Insieme arrivano a Milano. Mentre i giorni scivolano l’uno sull’altro, Aida cerca di prendere le misure del suo nuovo universo . Crescere è ovunque difficile, e lei deve farlo all’improvviso, da sola, perché il trasloco coatto ha rovesciato anche la realtà dei suoi genitori. Nemmeno l’arrivo del fratellino Ibro sa mettere in ordine le cose: la loro vita è sempre “altrove” – un altrove che la guerra ha ormai cancellato. Sotto la piena della nostalgia, la sua famiglia si consuma, chi sgretolato dalla rabbia, chi schiacciato dal peso di segreti inconfessabili, chi ostaggio di un male inafferrabile. Aida capisce presto che per sopravvivere deve disegnare un nuovo orizzonte, anche a costo di un taglio delle radici. “E poi saremo salvi” è insieme un romanzo di formazione, una saga familiare, l’epopea di un popolo; ma è soprattutto il racconto di come una piccola, densa vicenda privata può allargarsi fino a riflettere la tensione umana alla “casa” , il posto del cuore in cui ci riconosciamo.

Giudizio:

La penna sensibile di Alessandra Carati racconta le drammatiche vicissitudini di una famiglia di profughi bosniaci, costretti ad abbandonare la vita semplice fino ad allora condotta ed i loro affetti per affrontare un futuro ignoto. Tutta colpa della guerra che in meno di dieci anni ha cambiato il volto della ex Jugoslavia, impedendo a chi si è allontanato coattivamente di non riconoscersi più in essa, una volta che vi ha fatto ritorno. La parola “guerra” sussurrata sulle labbra degli adulti è però capace di renderli insicuri , impotenti e persino cattivi. Quella stessa parola che pareva così lontana dai confini del suo villaggio, arriva invece prepotente e crudele a sconvolgere l’esistenza di Aida, allora di sei anni, e della sua famiglia. “E poi saremo salvi”. Questa è la frase che continuano a ripetersi lei e sua madre Fatima durante la roccambolesca fuga per raggiungere il confine, dove ad attenderle vi è il padre e la speranza di una vita nuova. Una corsa contro il tempo, prima della chiusura delle frontiere, che avrebbe decretato la loro condanna! Mai avrebbe immaginato che oltrepassare quella linea immaginaria li avrebbe irrimediabilmente cambiati! Aida e la sua famiglia riescono infatti a trovare rifugio in Italia, ma nel loro cuore, in particolare in quello dei suoi genitori, quella è solo una permanenza temporanea, una breve parentesi in vista del loro rientro a “casa”. Pagina dopo pagina assisteremo alla lenta disgregazione di questa famiglia, costretta a doversi adeguare a una nuova realtà, ad una cultura e lingua, ad essi totalmente estranea. Neppure la nascita del fratello Ibro riuscirà a lenire il dolore e il senso di smarrimento. La notizia della firma degli accordi di pace, che sanciscono come tutti i territori lungo la Drina appartengono da quel momento alla Repubblica Serba e Bosnia Erzegovina, decreta il loro definitivo tracollo. Se suo padre sfoga nella rabbia e nell’odio la frustrazione di non essere più un vincente: lui, un ingegnere brillante diventato direttore tecnico di un’acciaieria, ora costretto ad accontentarsi di piccoli lavoretti; sua madre, invece, si rintana in un luogo inaccessibile, sfiorendo a poco a poco. Dinanzi al disperato attaccamento dei suoi genitori verso un “altrove” ormai irraggiungibile, Aida è la sola che decide invece di reagire, di trovare la sua dimensione anche in quella terra che le è inizialmente ostile. È decisa per la sua sopravvivenza a compiere anche scelte egoistiche , scelte che avrebbero comportato persino recidere il legame con le sue origini. Non ha alcuna voglia di sprofondare assieme alla sua famiglia in un mare di dolore, ricordi e disperazione! Il suo voltare pagina verso una indipendenza , tanto sofferta e agognata, lo vede come una sorta di risarcimento verso una vita che non le ha risparmiato nulla, ma lei è ora pronta a cogliere ogni occasione senza l’ombra di un senso di colpa. “Ancora oggi penso che la bambina affacciata al pozzo sia un’altra bambina, il mio doppio incastrato in una vita lontana, al di là del bosco”. In queste parole pronunciate da Aida, divenuta un’ adulta soddisfatta dei traguardi personali e lavorativi raggiunti , si percepisce un senso di estraneità verso un passato, ormai sbiadito. Chi ha pagato il prezzo più alto, è stato però Ibro, fragile spettatore della sua incapacità a tenere uniti i pezzi della sua famiglia e ostaggio di un male sottile e subdolo a cui purtroppo si arrende. In queste pagine è dunque descritto il doloroso percorso di una famiglia di esuli alla ricerca di una identità perduta e violata. Si vivrà il dramma di chi viene sdradicato dalle sue radici o di chi ha sperimentato sulla propria pelle le atroci conseguenze della guerra. Al termine della lettura verrà spontaneo riflettere su quanto sia importante, nonostante tutto, l’appartenenza ad un luogo al fine di conservare una propria identità!

Stelle: 4⭐️⭐️⭐️⭐️

UNA CANZONE SULLE LABBRA DI MICHELLE MARLY.

Recensione a cura di Anna Maria.

Titolo: Una canzone sulle labbra.
Autrice: Michelle Marly.
Genere:Romance/ Narrativa biografica.
Pagine: 226.
Editore: Giunti, 12 ottobre 2022.
Formati disponibili: Kindle 9,99€/ Cartaceo 15,10€.
Trama:

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Una storia d’amore intensissima, intrisa di gioia e di dolore, nascosta dietro le note di White Christmas. Izrail’ “Izzy” Bejlin da piccolo aveva sempre una canzone sulle labbra e sognava di fare il cameriere cantante. Certo non si sarebbe mai aspettato di diventare il re di Broadway. Infatti, con il nome di Irving Berlin, ha firmato più di 1500 brani, tra cui White Christmas, per il quale ha addirittura vinto un Oscar. Ma che cosa si cela dietro il suo successo e la creazione della più iconica delle canzoni di Natale? Ellin Mackay e Irving Berlin si incontrano per la prima volta a una cena. Lei è una giovane socialite newyorchese, cattolica e figlia di un milionario, lui un immigrato di origini russe , di quindici anni più vecchio e per di più ebreo. Un matrimonio impossibile, osteggiato fin da subito dalla famiglia di Ellin , pieno di prove e ostacoli, tra cui la terribile tragedia familiare che li colpisce proprio la notte di Natale.

Giudizio:

“Quanto avrebbe voluto essere uno di loro! O almeno uno di quelli che servivano cibo e bevande con una canzone sulle labbra “. Questo era ciò che più desiderava Izrail’ “Izzy” Bejlin, un dodicenne, figlio di emigrati russi , che si guadagnava da vivere facendo lo strillone per le vie di New York e che , a volte, se intonava un brano di successo o se trasformava il titolo in prima pagina nel testo di una canzone, riusciva a guadagnare qualche penny in più. Mai avrebbe immaginato quel ragazzino che non conosceva e non sapeva leggere le note musicali, che sarebbe poi diventato uno dei compositori più famosi al mondo: il grande e talentuoso Irving Berlin, l’uomo che incarnava la quintessenza del gentiluomo , ma soprattutto il primo compositore e paroliere capace di scrivere da solo la musica di un intero spettacolo di Broadway! Quante cose erano cambiate nella sua vita, quante gioie , successi e dolori aveva dovuto affrontare e sopportare! All’età di quarantanove anni Izzy continuava ad essere un uomo attraente e simpatico, aveva ancora gli stessi capelli neri di quando era un ragazzino pieno di sogni e la carnagione olivastra e gli occhi scuri sotto sopracciglia folte gli conferivano un’aura misteriosa e sensuale. Quel dicembre del 1937 , Izzy era stranamente malinconico , come gli succedeva spesso in quel periodo dell’anno, perché il Natale era foriero di ricordi anche tristi , soprattutto quell’anno in cui sarebbe stato costretto a trascorrerlo lontano da New York, lontano da casa e dall’atmosfera natalizia che lì, a Beverly Hills, in California, non riusciva, affatto, a percepire. Unica magra consolazione sarebbe stata l’avere la possibilità di poter trovare, nella solitudine di una fredda, per quanto lussuosa, stanza d’albergo, l’ispirazione per la canzone di Natale da inserire nel nuovo spettacolo a cui stava lavorando. “Con la mente tornò solo a New York, ma anche indietro di diciannove anni”. Un tuffo indietro nel tempo, a quando nella sua vita piombò la giovane Ellin Mackay, colei che diede al suo successo “What’ll I Do ?” , un significato completamente nuovo. Ma chi è questa famigerata ragazza, capace di fare perdere la testa al famoso Irving Berlin? Ellin , all’epoca del loro primo incontro, ad una cena organizzata da una delle reginette della mondanità newyorchese, ovvero Frances Wellman, aveva solo ventuno anni ed era una delle ragazze più corteggiate di tutta la città, una ricca ereditiera, appartenente ad una famiglia irlandese cattolica e, grazie alla madre, scorreva nelle sue vene anche del sangue blu britannico. Ellin, però, non voleva assomigliare affatto alle “principesse di dollari” americane che frequentavano la sua cerchia , tutte alla ricerca “di un ranocchio che si trasformasse in re”. Lei desiderava diventare una scrittrice, non la moglie di un uomo facoltoso che le avrebbe tarpato le ali! Quel loro primo incontro suscitò immediatamente in lei un piacevole interesse e soprattutto una sorpresa, lo scoprire che lei ed Irving ridevano delle stesse “boutade” , cosa che non si sarebbe mai aspettata da un uomo più grande di lei di quindici anni. Ellin si sentì immediatamente a suo agio , al fianco di quell’uomo , una star di Broadway, ma dall’aspetto e dal comportamento di un banchiere di Wall Street; si sentì stranamente felice , lontana dalla sua casa di Harbor Hill , a Long Island, dove regnava il mondo bigotto del suo severo padre e dove era costretta a sopportare le insistenze di sua nonna, affinché trovasse al più presto un marito adeguato alla sua posizione sociale. Irving Berlin poteva mai essere l’uomo giusto per lei? Tante le disparità che agli occhi del suo benpensante padre rendevano una loro eventuale relazione, assolutamente impossibile: la differenza di età, l’appartenenza a due mondi agli antipodi e soprattutto la loro diversa fede , lei cattolica mentre lui un ebreo. Un amore sulla carta irto di ostacoli da affrontare e superare, ma non per due anime, come quelle di Irving ed Ellie, pronte a combattere per dimostrare al mondo intero che neppure “9167 km” di distanza potevano impedire loro di continuare ad amarsi e di come la loro differente fede non rendeva affatto la loro relazione né disonorevole ,né tantomeno empia. In queste pagine si avrà modo non solo di farsi travolgere dalle emozioni di un amore intenso e toccante , ma anche di sbirciare dietro i retroscena che hanno dato vita alla celebre “White Christmas “. Un romanzo in cui il Natale con il suo spirito malinconico aleggia incontrastato, come una presenza invisibile ma allo stesso tempo sempre presente, simile proprio ad una canzone pronta ad uscire dalle labbra,così da riscaldare e rincuorare ogni cuore. “Poi schiacciò i tasti e, in quella notte solitaria , cantò ciò che gli veniva dal cuore: “I’m dreaming of a White Christmas “.

Stelle: 4⭐️⭐️⭐️⭐️

PACEM: NUTRIO MANTENERE LA PACE DI MANUELA STANGONI.

Recensione a cura di Anna Maria.

Titolo: Pacem :nutrio mantenere la pace.
Autrice: Manuela Stangoni.
Genere: Narrativa di fantascienza/ per ragazzi/ distopico.
Pagine: 274.
Editore: Independently published prima edizione, 14 ottobre 2022.
Formati disponibili: Kindle 2,99€/ Kindlunlimited 0,00€/ Cartaceo 14,00€.
Trama:

Titolo: Pacem :nutrio mantenere la pace.
Autrice: Manuela Stangoni.
Genere: Narrativa di fantascienza/ per ragazzi/ distopico.
Pagine: 274.
Editore: Independently published prima edizione, 14 ottobre 2022.
Formati disponibili: Kindle 2,99€/ Kindlunlimited 0,00€/ Cartaceo 14,00€.
Trama: Aura vive nel settore viola ed ha sedici anni, proprio come il gruppo di amici che frequenta. Con loro passa intere giornate tediose e vuote. Un giorno, però, succede l’inaspettato: Aura interrompe un’abitudine alla quale sono tutti motivamente obbligati e per lei cambia ogni cosa, e tra finzione e realtà, paura e desiderio di rivincita si va a delineare una nuova prospettiva di vita. Al suo fianco Jack che osservando i lupi ne ha appreso gerarchia, mansioni ma soprattutto lealtà e unioni tra i vari componenti del branco. E poi c’è Alex, di cui sembra notare quegli occhi verdi e cristallini la prima volta proprio quel giorno, e da quel giorno, tutto di lei lo ama e tutto di lui viene amato: curve, spigoli, imperfezioni. E per questo troppo amore Alex diventa per Aura la rappresentazione della vita e della morte insieme.

Aura vive nel settore viola ed ha sedici anni, proprio come il gruppo di amici che frequenta. Con loro passa intere giornate tediose e vuote. Un giorno, però, succede l’inaspettato: Aura interrompe un’abitudine alla quale sono tutti motivamente obbligati e per lei cambia ogni cosa, e tra finzione e realtà, paura e desiderio di rivincita si va a delineare una nuova prospettiva di vita. Al suo fianco Jack che osservando i lupi ne ha appreso gerarchia, mansioni ma soprattutto lealtà e unioni tra i vari componenti del branco. E poi c’è Alex, di cui sembra notare quegli occhi verdi e cristallini la prima volta proprio quel giorno, e da quel giorno, tutto di lei lo ama e tutto di lui viene amato: curve, spigoli, imperfezioni. E per questo troppo amore Alex diventa per Aura la rappresentazione della vita e della morte insieme.

Giudizio:

“La volontà di vivere assolve l’uomo dal peccare di esistere”. “Conoscere è il primo passo verso la libertà”. Questi sono alcuni degli aforismi che sua madre Lia le aveva cercato di inculcare e a cui lei , Aura, a volte si aggrappa per tentare di ricordarla. Queste frasi trascritte nelle ante del suo armadio e dei libri accuratamente nascosti sotto la plance del parquet sono la sola eredità che sua madre le ha lasciato prima di sparire dalla sua vita. Aura , d’allora, cova un mix di sentimenti verso quella donna “strana” che era pronta a trasgredire le regole imposte dal governo e che ha preferito abbandonarla ,pur di non rinunciare alla sua libertà. Di lei le è dunque rimasto ben poco : ” notti senza sogni, domande prive di risposta, le mie urla silenziose, ricordi confusi , pesanti lacrime sul cuore”. Eppure, guardandosi allo specchio, sa di assomigliarle molto nei lineamenti, a parte gli occhi perché quelli di sua madre erano neri come il buio più profondo, mentre i suoi sono di un verde intenso che , secondo Lia, ricordavano delle pietre preziose, chiamate smeraldi, ma di cui Aura ignora l’esistenza. Questa diciassettenne vive assieme al padre nel settore viola di Dazzling, uno stato diviso in sette settori come i colori dell’arcobaleno, in cui il potere è nelle mani del Chiarificatore e della sua cerchia di Consiglieri : sono loro , quelli del settore rosso, che hanno deciso, dopo la grande esplosione, di mantenere la popolazione nell’ignoranza, bandendo infatti la lettura, la scrittura e il sapere. “Pacem nutrio:mantenere la pace, una pace perfetta senza avere traccia del passato, queste sono le sole parole che sono autorizzati a scrivere e a leggere. La vita di Aura è infatti cadenzata dai soliti gesti e dalle solite regole , ma ultimamente lei si sente insoddisfatta, inquieta e annoiata, come un vuoto a perdere. E l’assenza di sua madre non fa che contribuire al suo disagio interiore tanto da spingerla , un giorno, a compiere un’azione contro le regole, ovvero non assumere il nutrio, quel liquido di colore marrone, che costituisce il loro cibo . Aura avverte immediatamente un graduale cambiamento in lei sia fisico che mentale: si sente più forte e non spossata come di solito, ma soprattutto avverte la mente libera di ragionare e di interrogarsi. Tutto le appare con maggiore intensità, ma deve imparare anche a non essere trasparente nelle sue nuove sensazioni. Deve imparare a fingere con suo padre e con i suoi amici, non può correre alcun rischio prima di essere pronta sul da farsi, ovvero raggiungere il settore rosso, il settore di comando e di controllo delle loro vite. Non sarà facile per Aura tenere a bada le sue reazioni , prima obnubilate dal nutrio, come il sentimento che inizia ad avvertire per il suo amico Alex, che le pare di vedere sotto una luce nuova, ma che prova a tenere a distanza: lui è un Grovel, ovvero appartiene a una delle due famiglie delegate di controllare il settore viola e pertanto può costituire una minaccia .

Mentre inizia a prendere sempre più consapevolezza di come il suo mondo sia soggiogato da un governo volto a manipolare le menti e a soffocare ogni individualità del singolo, ha anche modo di constatare come c’è qualcuno che da tempo non assume, come lei, il nutrio : è Jack , il suo migliore amico, che diventa il suo complice, le insegna ad adattarsi ad un nuovo modo di sopravvivenza e soprattutto la mette al corrente del suo sapere. Jack ha infatti imparato ad osservare il modo di vivere di un branco di lupi i quali sono organizzati a seconda delle loro gerarchie e delle loro diverse inclinazioni. I due ragazzi riusciranno a coinvolgere nella loro missione verso la riconquista della libertà gli altri loro compagni, compreso lo stesso Alex . Si organizzeranno prendendo esempio proprio dai lupi e assumendo dei ruoli specifici : Jack è il Beta , in quanto il più coraggioso, il più forte , l’unico capace di proteggere il capo branco , la femmina Alfa , ovvero Aura. Jack sarebbe stato, se lei avesse voluto, il suo compagno Alfa ideale ma il suo cuore appartiene ormai ad Alex. Tutti i ragazzi divengono però consapevoli come Aura , il loro Alfa da proteggere ad ogni costo, sia la chiave che li avrebbe portati verso la libertà. In questo loro viaggio fuori dal settore viola sarà ancora una volta di aiuto Lia e le informazioni contenute in un diario, che permetteranno ai nove ragazzi di seguire una sorta di itinerario già tracciato e ad Aura di scoprire un nuovo volto di sua madre, quella donna che aveva dimostrato anche nello scegliere per lei un nome diverso da quelli imposti , la sua caparbietà e il suo coraggio. “Sai, cosa vuol dire Aura? Veloce come il vento”. Riuscirà Aura a portare a termine un disegno, già studiato da sua madre ? Amicizia, Amore e Libertà sono i sentimenti cardini intorno a cui si muove questo distopico , di cui ho apprezzato il ritmo narrativo e il messaggio sotteso, ma mi ha lasciata interdetta il finale. Voglio scoprire di più!!

Stelle: 4⭐️⭐️⭐️⭐️

INSTABUL IL VIAGGIO SOSPESO DI ELSA ZAMBONINI DURUL

Recensione a cura di Anna Maria.

Titolo: Istanbul. Il viaggio sospeso.
Autrice: Elsa Zambonini Durul.
Genere: Narrativa.
Pagine: 313.
Editore: Elsa Zambonini Durul, seconda edizione, 13 novembre 2022.
Formati disponibili:Kindle 0,99€/ Kindlunlimited 0,00€.
Trama:

https://www.amazon.it/Istanbul-viaggio-sospeso-Zambonini-Durul-ebook/dp/B0BM9VJF8C/ref=mp_s_a_1_3?crid=3UTOSU4G6EBPM&keywords=istanbul+il+viaggio&qid=1668952044&qu=eyJxc2MiOiIwLjQ4IiwicXNhIjoiMC4wMCIsInFzcCI6IjAuMDAifQ%3D%3D&sprefix=instabul+il+viaggio%2Caps%2C81&sr=8-3

La storia di Lisa Andreoli si intersica con quella della prozia Lisa Morpurgo, ebrea costretta col marito a una fuga precipitosa dall’Italia a causa delle persecuzioni razziali. Il viaggio dei due coniugi verso la Terra Promessa, iniziato separatamente dai figli, si interrompe a Istanbul, dove la coppia trova rifugio presso l’abitazione di un ospitale turco-francese che consente loro di attendere sul Bosforo l’arrivo dei bambini. Qui i due ricevono l’aiuto inaspettato di Angelo Roncalli, futuro Papa e allora Vicario Apostolico in Turchia, che in quei tempi riuscì ad aiutare più di ventimila ebrei. La pronipote Lisa Andreoli ritrova il diario di quegli anni, ma la sua lettura non è una semplice rievocazione. Tra intrighi internazionali e personaggi senza scrupoli , la ragazza mette in pericolo la propria vita e quella dei suoi cari nel tentativo di dare il proprio contributo a una giusta causa. Un’avventura vissuta nel fascino di Istanbul e dei suoi paesaggi.

Giudizio:

Elsa Zambonini Durul ha la straordinaria capacità di mescolare generi diversi e dare vita a storie dove si alternano, in una coinvolgente altalena, sentimenti ed eventi differenti. Riesce , col suo modus narrandi impeccabile e ricco di colpi di scena, a tenere il suo lettore incatenato ad ogni pagina e desideroso di appagare i suoi mille interrogativi. La narrazione si svolge su due piani temporali che distano l’uno dall’altro di circa settant’anni, ma che paiono rincorrersi e intrecciarsi fino a trovare pace nel loro ricongiungimento finale. Ancora una volta, la protagonista femminile è Lisa Andreoli , una giovane italiana, che ha lasciato la sua Treviso e la sua famiglia per trasferirsi a Istanbul dove lavora come insegnante in un Liceo italiano e dove , da qualche anno, ha instaurato una relazione more uxorio con Emre , un architetto turco dal temperamento spesso irascibile. Il suo compagno le rimprovera e non tollera la sua proverbiale capacità di cacciarsi nei guai a causa del suo spirito da Sherlock Holmes, che pare fare parte del suo DNA. Il suo non poter contare sull’appoggio e sulla fiducia del suo compagno rappresentano per Lisa uno dei motivi per cui spesso mette in discussione il suo rapporto con Emre e tenta, a suo modo, di estraniarsi da questa situazione che pare stringerle lo stomaco e il cuore . La curiosità di Lisa viene però nuovamente risvegliata quando nella villetta estiva della sua amica Giulia ritrova casualmente tra calcinacci di un vecchio scantinato prima un pezzo di stoffa giallo e poi i fogli sparsi di un vecchio diario, entrambi appartenenti straordinariamente ad una sua prozia paterna, una certa Lisa Morpurgo. Fino ad allora, Lisa si è più concentrata nelle sue visite in Italia a fare ricerche su sua madre , tralasciando il ramo ebreo paterno. Ma tale ritrovamento rimescola le carte in tavola e scuote un vaso di Pandora, che pare attendesse lei per tornare alla luce col suo carico di dolore e di orrori . Il primo ostacolo contro cui la nostra Lisa deve scontrarsi durante le sue ricerche è la reticenza di suo padre nel parlare di un passato che ha dovuto dimenticare, seppellendolo sotto un mucchio di macerie , che non ha intenzione di ricordare. Viene solo a scoprire che il nome che le è stato dato era una clausola che ha poi permesso a suo padre di acquisire una quota della fabbrica di Bursa, appartenente a Umberto Morpurgo, il fratello di quella Lisa che pare “mi tira implacabile per la giacchetta” , desiderosa di raccontare la sua storia ,ma anche di ricevere aiuto. Lisa avverte la sensazione, man mano che si addentra nella vita della sua lontana parente, di diventare la sua marionetta, esecutrice delle sue volontà. La lettura di quei fogli di diario consente alla nostra protagonista di fare un salto indietro nel tempo, ai tempi della seconda guerra mondiale, accompagnando la sua prozia Lisa e suo marito Guido nella loro fuga dall’Italia per sfuggire alle persecuzioni razziali. La loro colpa era in quel periodo essere “ebrei’ , questo li ha costretti a separarsi dai loro figli, a salire su un treno diretto in Palestina per poi fermarsi temporaneamente a Istanbul, dove trovano un provvidenziale rifugio presso un solitario pescatore il quale, nonostante le sue origini napoletane, preferiva usare il cognome francese di sua madre e farsi chiamare Monsieur Malisieu. Il racconto della prozia , pregno di dolore per le umiliazioni, soprusi e tradimenti subiti, permette alla nostra protagonista di iniziare a ricostruire pian piano la sua drammatica storia, di apprendere come un fondamentale supporto sia stato loro dato da quello che allora era un semplice vicario apostolico del Vaticano, ma poi sarebbe divenuto Papa Giovanni XXIII. Alcune falle nel racconto di Lisa del cui destino si sono perse le tracce, spinge Lisa a intraprendere una strada che però si intersecherà con gente pericolosa. Il suo spirito detective, stavolta, mette a repentaglio non solo la sua vita ma anche quella dei suoi cari, anche se le consente di riallacciare rapporti familiari e collocare nuovi tasselli alla sua identità familiare. Quali altre scoperte cela quel piccolo quaderno, custode delle memorie di una giovane donna ebrea? Come riuscirà ad uscire fuori dal guaio in cui si è cacciata la caparbia e curiosa Lisa? Quali ripercussioni avrà il suo ennesimo colpo di testa sul suo rapporto con Emre? Viaggiando tra presente e passato e tra la Turchia, l’ Italia e la Svizzera, tra visioni sovrannaturali e innumerevoli colpi di scena Elsa Zambonini Durul ha modo di affrontare temi importanti, quali le atrocità commesse ai danni degli ebrei, costretti a sentirsi estranei e inferiori per via della loro religione, le radici profonde di un odio insensato che a volte continua ancora oggi a serpeggiare ed infine la necessità di conoscere le proprie radici, che non possono e non vanno assolutamente dimenticate.

Stelle: 5 ⭐️⭐️⭐️⭐️⭐️

ASCOLTA LA PIOGGIA DI MELODY RAZAK

Recensione a cura di Anna Maria.

Titolo: Ascolta la pioggia.
Autrice: Melody Razak.
Genere: Narrativa.
Pagine: 416.
Editore: Nord , 20 settembre 2022.
Formati disponibili:Kindle 9,99€/ Cartaceo 17,10€.
Trama:

https://www.amazon.it/gp/aw/d/B0BBVNNCHK/ref=tmm_kin_swatch_0?ie=UTF8&qid=1666714970&sr=8-1

Delhi, 1947. Alma ha solo quattordici anni quando la nonna la promette in sposa a un ragazzo di casta superiore, che lei non ha mai incontrato. Una decisione che getta tutta la famiglia nello sconcerto. I genitori di Alma sono professori universitari e hanno sempre incoraggiato le figlie a studiare e a essere libere. Il motivo di questa scelta appare chiara solo mesi dopo, nel momento in cui la ragazza viene ripudiata all’altare: un indovino aveva previsto per lei un futuro di dolore e di violenza , e la nonna voleva proteggerla assicurandole un buon matrimonio. Sopraffatta dalla vergogna, Alma sente il bisogno di allontanarsi da Delhi e accetta l’invito di una zia di raggiungerla a Bombay. Tuttavia, il giorno della sua partenza, la città è squassata dalle proteste per la Partizione, che sancisce l’indipendenza dell’India dalla corona britannica e la creazione dello Stato indipendente del Pakistan. Uno strappo che risuona come una dichiarazione di guerra. Intere zone del Paese si trasformano in campi di battaglia, migliaia di persone vengono cacciate dalle loro case e costrette all’esilio. Mentre il resto della famiglia resta attonita a quell’ondata di devastazione, il treno su cui viaggia Alma viene preso d’assalto dai manifestanti e metà dei passeggeri rimane uccisa. Alma si salva per miracolo, ma quelle ore terribili rimarranno marchiate a fuoco nella sua anima e segneranno il suo destino. Il destino che l’indovino aveva previsto per lei. Però Alma non si arrende ed è pronta a superare ogni ostacolo pur di tornare a casa e riabbracciare i suoi cari…. La saga di una famiglia sullo sfondo di una delle pagine più dolorose della storia dell’India. Una protagonista coraggiosa e determinata. Una storia che celebra il potere della speranza e dei legami che si rivelano più forti del destino.

Giudizio:

Il 15 agosto del 1947 è la data che segna la fine dell’Impero britannico nel continente indiano, ma è anche passata alla storia come la data della “Partizione”. L’intera area fu infatti divisa in due stati indipendenti: l’India , a maggioranza indù, e il Pakistan, a maggioranza musulmana. Non fu affatto un divorzio facile, anzi fu caratterizzato da un esodo di massa di milioni di persone e massacri tra le varie comunità. L’idea di una terra promessa da Allah, il Pakistan, è stata proposta senza il consenso dei musulmani. Come si può imporre ad un popolo di lasciare quella che fino ad allora è stata la propria casa per seguire un ideale privo di radici? Come si possono imporre dei confini su un Paese, come l’India, da sempre una trama inestricabile di vite differenti? Ed è proprio questo tumultuoso periodo a fare da sfondo alla storia narrata in queste pagine. La scrittrice ha voluto descrivere le tensioni e le peripezie vissute in prima persona da una famiglia indù, che abita all’epoca degli eventi a Delhi e che è stata costretta a guardare inerme il proprio Paese sgretolarsi e a subire il clima di terrore e di paura circolante alla vigilia di quella Indipendenza, che invece di portare libertà ed uguaglianza, ha seminato invece solo odio. Tutto ruota intorno ad una ragazzina di quattordici anni, il cui nome Alma significa “anima” e “mela” , proprio come la mela rossa posta sul fermaglio che è solita portare sui capelli. Presto andrà in sposa ad un ragazzo, più grande di lei, che studia per diventare medico e che si trasferirà in Inghilterra. Alma lo ha visto solo per qualche istante, ma quando ha potuto incrociare il suo sguardo, gli è apparso un “ragazzo bellissimo”. Pur ignorando cosa comporti davvero la vita e soprattutto i doveri coniugali, questa ragazzina vive il momento con la ingenuità e la spensieratezza dei suoi anni. Fantastica infatti il momento in cui potrà indossare le scarpette d’argento con le fibbie incastonate , fatte su misura. Il matrimonio è stato combinato da sua nonna, l’anziana Daadee Ma, per allontanare dalla famiglia il malocchio di cui lei pare essere portatrice. I suoi genitori, due professori universitari, hanno acconsentito, pur non approvando del tutto, in quanto più preoccupati dalla situazione politica in corso e soprattutto da ciò che accade alle giovani donne del paese, vittime di rapimenti, stupri e omicidi; pertanto vedono in questo matrimonio una scappatoia per evitare alla figlia una tale triste sorte. Le notizie , infatti, trasmesse dalla radio locale, che Bappu ascolta ossessivamente ogni giorno, sono sempre meno rassicuranti, man mano che ci si avvicina al giorno dell’Indipendenza. Le donne vengono considerate come un bersaglio : profanare il corpo del nemico, equivaleva ad umiliare lo stesso. Alma, per quanto percepisca la tensione e la preoccupazione, origliando i discorsi in casa, continua la sua routine, fatta di scuola , di gioco con sua sorella minore Roop e delle sue fantasie sulla sua futura vita da “sposa”. Ma quella nube di sventura, tanto temuta dall’anziana capostipite, decide di riversarsi in modo prepotente sul destino di Alma , proprio alla vigilia del suo “gran giorno” e da quello invece tanto atteso dal suo Paese. Ripudiata dal suo promesso sposo, Alma vede come unica soluzione per dimenticare il disonore che ormai ha infangato lei e la sua rispettabile famiglia, di salire su uno di quei treni super affollati di gente in fuga per raggiungere così la sorella gemella di suo padre, Cookie Auntie, a Bombay. La sua decisione, dettata dalla disperazione, trova approvazione in un solo membro della sua famiglia: sua nonna, che vede così allontanare da sé e dalla sua casa il malocchio, mentre i suoi genitori e gli altri componenti della casa devono subirla , consci del pericolo che sta correndo. Il 16 agosto 1947 , il giorno dopo la data della Partizione, mentre sono in corso festeggiamenti, tumulti e fughe disperate, Alma sale su quel treno andando incontro al suo destino! Da quel momento, dopo la perdita di sue notizie , non avendo mai raggiunto la sua destinazione, la narrazione si snoda facendoci vedere la reazione dei suoi familiari divisi tra il dolore di non sapere nulla sulla sua sorte e il loro dover adeguarsi al clima di terrore e confusione che li circonda. Ma ad Alma è riservata una sorte ancora più dolorosa, che la segnerà per sempre nel corpo e nell’anima, ritrovandosi dall’altra parte del confine tra quella che non è la sua gente e dovendo trovare la forza per rialzarsi ed escogitare un modo per tornare a casa: dalla sua famiglia e nella sua India. Una lettura non facile per gli argomenti trattati, dove si dà voce al dolore , ai pensieri e al vissuto di ogni donna che è protagonista e che trova il suo emblema in quelle novantadue donne che hanno preferito gettarsi in un pozzo pur di evitare il disonore e il dolore.

Stelle: 4⭐️⭐️⭐️⭐️

VIOLETA DI ISABEL ALLENDE

Recensione a cura di Anna Maria.

Titolo: Violeta.
Autrice: Isabel Allende.
Genere: Narrativa.
Pagine: 368.
Editore: Feltrinelli, 3 febbraio 2022.
Formati disponibili: Kindle 11,99€/ Cartaceo 19,00€.
Trama:

https://www.amazon.it/gp/aw/d/B09M8P69X2/ref=tmm_kin_swatch_0?ie=UTF8&qid=1662835878&sr=8-1

Violeta nasce in una notte tempestosa del 1920, la prima di cinque turbolenti maschi. Fin dal principio la sua vita è segnata da avvenimenti straordinari, con l’eco della Grande Guerra ancora forte e il virus dell’influenza spagnola che sbarca sulle coste del Cile quasi nel momento esatto della sua nascita. Grazie alla previdenza del padre, la famiglia esce indenne dalla crisi solo per affrontarne un’altra quando la Grande depressione compromette l’elegante stile di vita urbano che Violeta aveva conosciuto fino ad allora. La sua famiglia perde tutto ed è costretta a ritirarsi in una regione remota del paese, selvaggia e bellissima. Lì la ragazza arriva alla maggiore età e conosce il suo primo pretendente…Violeta racconta in queste pagine la sua storia a Camilo in cui ricorda i devastanti tormenti amorosi , i terribili lutti e le immense gioie. Sullo sfondo delle sue alterne fortune, un paese di cui solo col tempo Violeta impara a decifrare gli sconvolgimenti politici e sociali. Ed è anche grazie a questa consapevolezza che avviene la sua trasformazione con l’impegno nella lotta per i diritti delle donne. Una vita eccezionalmente ricca e lunga un secolo , che si apre e si chiude con una pandemia.

Giudizio:

“La mia vita merita di essere raccontata, più che per le mie virtù per i miei peccati, molti dei quali nemmeno sospetti. E quindi ora te li racconto e ti accorgerai che la mia vita è un romanzo”. Inizia con queste parole il racconto epistolare che Violeta del Valle , la nostra temeraria protagonista, fa a suo nipote Camilo. Attraverso i ricordi della sua vita personale il lettore avrà modo di compiere un excursus storico che copre ben un secolo, caratterizzato da un continuo susseguirsi di eventi politici e sociali, spesso molto drammatici, i quali hanno sconvolto e plasmato il volto del Cile e non solo. Isabel Allende, senza smentirsi, è stata capace con il suo ineguagliabile e impeccabile modo di raccontare a coniugare perfettamente le vicende familiari della sua protagonista con quelle che invece interessano il suo Cile , ma anche tutto il mondo. Difatti tutto ha inizio con il divulgarsi di una pandemia, quale “la spagnola” che nel 1920 mise in ginocchio una terra povera, selvaggia, patriarcale e contraddittoria, come quella cilena, ma che coincide anche con la nascita di Violeta, l’unica femmina che dopo cinque maschi portò una ventata inaspettata di novità in casa del Valle, una famiglia un tempo benestante , ma sempre più in declino. A quella bambina dalla tempra ribelle venne dato il nome illustre della bisnonna materna, che ricamò lo stemma della bandiera dell’Indipendenza all’inizio dell’Ottocento. Pagina dopo pagina, anno dopo anno, assisteremo alla crescita e alla trasformazione di Violeta, da bambina viziata dalle zie materne e da suo padre in una adolescente il cui spirito indomabile fu solo abilmente mascherato dietro le buone maniere e una adeguata istruzione che le furono impartite dalla sua istitutrice inglese: Miss Taylor, una donna che svolgerà un ruolo fondamentale non solo per la sua maturazione culturale, ma soprattutto quello di sostegno per la sua famiglia, sempre più disgregata. Se “la spagnola” non riuscì a colpire da vicino la famiglia del Valle , grazie all’avvedutezza del suo capostipite Arsenio, a infliggerle il colpo mortale fu invece ,anni dopo, la crisi economica del 1929, che portò a galla tutte le spregiudicate magagne finanziarie compiute da suo padre e che condussero alla loro rovina economica e alla loro disgregazione familiare. “All’età di cinquant’anni, dopo mesi di terapia, Violeta continua a non provare alcuna emozione: né orrore, né tristezza, niente. Solo il vuoto e la calma , ma nulla di più”. Questo è quanto scrive e ricorda la protagonista, di quel primo evento tragico che la segnò nel profondo, ovvero essere stata la sfortunata testimone del suicidio di suo padre, il primo di una lunga serie di dolori che costelleranno purtroppo la sua lunga esistenza, trasformandola pian piano in una donna forte, determinata e soprattutto indipendente. Violeta del Valle diventerà una donna che metterà innanzitutto a frutto la capacità del padre di “fare soldi” ma che a differenza di quest’ultimo sapeva come amministrarli e farli fruttare , una dote che le sarà di enorme aiuto per fare fronte ai diversi momenti difficile della sua vita privata e storica. Sarà anche una donna che imparerà solo in età matura, dopo aver sbagliato e toccato il fondo in rapporti sentimentali di convenienza o addirittura tossici, il vero significato della parola amare ed essere amata davvero; come imparerà a sue spese le gioie e i dolori dell’essere madre. Anche in questo caso, la nostra protagonista capirà solo dopo aver collezionato sulla sua pelle cicatrici e fallimenti, di non essere stata, forse, all’altezza del suo ruolo di madre dei suoi due figli, perché imprigionata “nelle sue passioni e nei suoi affari” , ma di aver cercato di esserlo almeno per suo nipote Camilo: il suo amore più grande! Isabel Allende racconta dunque il tortuoso percorso personale ed emotivo di una donna che pian piano prenderà consapevolezza di se stessa e di quanto può fare per aiutare le altre donne a godere di diritti e di libertà, mai riconosciuti . E a fare da sfondo e ad influenzare il suo irto cammino ci saranno, come preannunciato, eventi storici importanti e drammatici , quali proprio la lotta per i diritti delle donne, il golpe del 1973 , il regime dittatoriale, la triste vicenda dei desaparecidos e poi a chiudere il cerchio, così come iniziato il suo racconto, ci sarà il Coronavirus, “un nome così elegante per un virus così maligno” che porrà fine ad una vita vissuta intensamente nel bene e nel male. Un racconto emozionante, un viaggio nella storia alla scoperta dei diversi volti della sua terra d’origine, il Cile, descritto nel solo modo in cui è capace la Allende: in modo egregio!

Stelle: 5⭐️⭐️⭐️⭐️⭐️

MIRROR – IL MIO PIÙ GRANDE NEMICO DI ALISIA LUPIANI

Recensione di Anna Maria.

Titolo: Mirror – Il mio più grande nemico.
Autrice: Alisia Lupiani.
Genere: Narrativa/ Tematiche sociali.
Pagine: 430.
Editore: Publishing Flower, 20 giugno 2022.
Formati disponibili: Kindlunlimited 0,00€/ Cartaceo copertina flessibile 16,15€ – copertina rigida 17,68€.
Trama:

https://www.amazon.it/Mirror-grande-nemico-Publishing-Literary-ebook/dp/B0B4GGRTN1/ref=mp_s_a_1_1?crid=3JDE0KSQDYFUB&keywords=mirror+alisia+lupiani&qid=1657916024&sprefix=mirror+alis%2Caps%2C71&sr=8-1

Perché i canoni di bellezza sono così alti? Perché non possiamo desiderare di essere come i vip, che appaiono nelle loro bellissime foto postate sui social network? Quante volte ci siamo posti queste domande? Cindy è una ragazza di diciannove anni che lotta contro gli insulti che le vengono sputati addosso ogni giorno. Quando va a scuola, rivive le emozioni negative di un amore che l’ha devastata profondamente. A casa, ha un padre che la fa sentire una nullità, quando si chiude nella sua stanza, i ricordi, di una felicità ormai smarrita, vengono a galla. Non ha niente da invidiare agli altri, ma è troppo debole per reggere il peso della società in cui vive. Odia guardarsi allo specchio, lo vede come un nemico che non può sconfiggere. Un giorno, dopo essere stata denigrata per l’ennesima volta a scuola, torna a casa e decide di affidarsi alla sua migliore amica: la fiaschetta di whisky. Spinta dalla rabbia, deciderà di prendere a calci e pugni l’unica superficie riflettente presente in camera. Troverà la calma solo il mattino seguente, quando si risveglierà. Noterà subito un cambiamento drastico, nulla sarà come il giorno precedente. Attorno a sé e ai suoi occhi sembrerà tutto perfetto e giusto.. Comincerà a credere che il suo esagerato approccio all’alcool per annegare il dolore, abbia acceso un campanello d’allarme nella mente di chi , fino al giorno prima, la denigrava. Sarà tutto vero o si rivelerà solo un sogno?

Giudizio:

“Una decina di specchi mi circondavano e fissavano. Erano dappertutto: non riuscivo a liberarmi di loro. Mi urlavano nelle orecchie insulti e bestemmie. Mi gridavano quanto fossi brutta, quanto fossero orribili le mie smagliature, quanto grande fosse il mio naso. Sentii il respiro mancare e poi… Tutto buio.” Questo è uno dei sogni ricorrenti che tormentano la dicianovenne Cindy, una ragazza che odia vedere la sua immagine riflessa nello specchio, quel pezzo di vetro che considera il suo peggiore nemico. Ma i suoi sogni e le sue incertezze sono frutto di quello che costantemente vive sulla sua pelle ogni giorno, a scuola e a casa. Derisione . Disprezzo. Pregiudizi. Umiliazioni. Questo è ciò che le riservano i suoi compagni di scuola, facendola sentire come una reietta o una appestata da tenere a debita distanza. Per loro ” Ero la solita sfigata che si ubriacava a tutte le feste e finiva nel cesso a vomitare”. Una “brutta ubriacona” è l’etichetta che ormai le hanno cucito addosso! Perché Cindy nell’alcol trova quella momentanea via di fuga per smettere di vedere il disprezzo negli occhi di suo padre ,di sentire le risa di scherno dei suoi coetanei e di provare ancora qualcosa per colui che l’ha usata, umiliata e abbandonata: James Walker, il ragazzo che pare divertirsi ad infliggere altro dolore alla sua triste esistenza o inviarle messaggi contrastanti che minano il suo precario equilibrio. Cindy pensa di avere toccato il fondo, non ha nessuno di cui potersi fidare, le pare di essere in un luogo dove nessuno può vederla o dove nessuno vuole parlarle. E poi vi è lui, quel vetro che odia , che la fa vedere per quello che è, che la spoglia di tutte le sue maschere.. Come uscire da questo loop infernale? Ma è proprio quando si ha la sensazione di volersi lasciare andare, ecco che il fato, la mente, il cuore si alleano per trovare un escamotage che permetta di risalire in superficie e tornare a respirare davvero. Nel caso della nostra Cindy , la inspiegabile e inaspettata svolta si ha quando nella sua vita piombano, come dal nulla, Grace, Liam e soprattutto Ryan, i suoi nuovi amici, che paiono pronti a portare nella sua vita una boccata di ossigeno e di brio e che non hanno alcun desiderio di giudicarla o farla sentire inadeguata, ma l’accolgono nella loro cerchia a braccia aperte. Da questo momento inizia per Cindy un graduale cambiamento verso l’acquisizione di quella autostima che le avevano rubato, una assenza del bisogno di bere per dimenticare e soprattutto un guardare la realtà che la circonda con occhi diversi. Tutto attorno a lei appare cambiato : i suoi ex amici, la sua famiglia, lei stessa . Forse ad aiutarla in questo cambio di rotta è la presenza di Ryan, quel ragazzo dagli occhi di ghiaccio che paiono perforare la sua anima e che le ha teso la sua mano per aiutarla ad uscire dal suo tunnel buio, così da consentirle di guardarsi allo specchio e vedersi finalmente non più “sbagliata”, ma addirittura bella. È forse Ryan, quello che ha da sempre aspettato ? Ma il percorso di maturazione di questa ragazza non è ancora del tutto sgombro di ombre, pronte a risucchiarla nel buio , prime fra tutte:James , lo stalker della sua mente e del suo cuore, che sembra divertirsi a spiazzarla , a mettere in subbuglio i suoi sentimenti, a farla vacillare pericolosamente. Cindy si troverà a fare i conti con una guerra tra mente e cuore, ma proprio quando pensa di aver preso la decisione giusta, ecco l’ennesimo colpo beffardo del destino, pronto a farla tornare in quel girone infernale da cui credeva di essere uscita. È stato tutto un bluff il suo cambiamento? Oppure Cindy è davvero in grado di mettersi al timone della sua vita, decidendo lei quale direzione percorrere e soprattutto con chi? Una storia complessa e delicata con un finale che mi ha spiazzata e lasciata di stucco, ma che mi ha insegnato come , quando il cuore è fragile, allora la chiave giusta per noi può fornircela solo la mente. Mi ha sorpreso anche lo scoprire che vi è un seguito, perché Cindy ha ancora tanto da raccontare e sperimentare , mentre per qualcun altro è forse arrivato il momento del riscatto e della sua rinascita. Una bella lettura!

Stelle: 5⭐️⭐️⭐️⭐️⭐️

IL LAGO DI LUCE DI DOMENICO CORNA

Recensione di Anna Maria.

Titolo: Il lago di luce.
Autore: Domenico Corna.
Genere: Narrativa Fantasy.
Pagine: 264.
Editore: Robin Edizioni, 10 giugno 2022.
Formato disponibile: Cartaceo 15,00€.
Trama:

https://www.amazon.it/lago-luce-Domenico-Corna/dp/B0B3DTWYNG/ref=mp_s_a_1_2?crid=3P3MWIAG665R3&keywords=domenico+corna&qid=1657309099&sprefix=domenico+corna%2Caps%2C97&sr=8-2

Durante un volo con il fratello, Elena vede in riva a un lago di montagna una bambina, a cui si sente inaspettatamente legata: sembra però essere solo una visione. Spinta da una profonda determinazione e curiosità per il mistico, si dirige proprio in quel luogo, per trovare una risposta ai suoi dubbi. La comunità che abita nei dintorni la accoglie e poi la convince a trascorrere una notte solitaria sulla riva del lago in attesa che possa farle capire la verità sul suo istintivo legame con quella bambina. Lei, accettando, mette a repentaglio la propria sanità mentale, le proprie certezze. Si vedrà costretta ad affrontare un percorso ancora più complicato ed emotivamente delicato, dove incontrerà molti personaggi che la guideranno lungo il suo cammino. Cosa scoprirà Elena riguarda al suo destino che sembra costantemente avvolto da una nube di mistero?

Giudizio:

Durante un volo turistico con il fratello Alessandro per festeggiare le mille ore operative , come pilota, Elena intravede sulla riva della spiaggia del lago una bambina , provando, anche se per pochi istanti, un senso di appartenenza a quel luogo e soprattutto un legame simbiotico con quella bambina. Quella visione fugace e insolita fa sorgere nella nostra Elena mille interrogativi. In primis, come è possibile la presenza di un essere umano in quei luoghi di montagna, assolutamente sperduti? E poi perché a vederla sembra essere stata solo lei? Elena cerca di trovare nella sua mente ogni possibile giustificazione razionale, senza però trovarla e dovendo giungere alla amara consapevolezza che forse è stato tutto frutto della sua immaginazione. E allora quale spiegazione dare a quella inspiegabile sensazione di attrazione verso quello specchio d’acqua, misterioso ed attraente, che lei decide di chiamare il lago di luce? Proprio per cercare di dare una risposta ai suoi dubbi e alle sue paure Elena decide di prendersi una settimana di ferie dal lavoro per affrontare un viaggio in solitaria in quei luoghi, in cui in apparenza paiono privi di alcuna presenza umana. Nonostante i rischi , Elena asseconda il suo amore per il viaggiare in ogni momento e infatti di ogni luogo visitato adora assaporarne la bellezza, studiare la gente, le loro abitudini, il loro lavoro, le loro case, così da portare con sé, al suo rientro, un ricordo o un oggetto da custodire..Come quella maschera, acquistata durante il suo viaggio in Thailandia, che rappresenta il re dei Demoni e che per lei diventa invece la rappresentazione del terrore o della morte, che spesso la tormenta sotto forma di incubi ricorrenti. Il viaggio intrapreso dalla nostra protagonista si rivelerà pregno di incontri che se all’inizio potranno apparirle strani , poi, invece, si riveleranno tutti parte di un disegno già scritto, una missione di cui lei , senza saperlo, ha un ruolo importante, un ruolo di guida di una comunità, custode di tradizioni e leggende antiche. In quei luoghi bellissimi e selvaggi nei pressi del lago , Elena ha modo di apprendere dai racconti di Giovanni, Alice , Martino o della piccola Lyla la storia di un popolo proveniente dall’est , cacciato e messo al bando da tutti, per via del suo insolito modo di vivere, a stretto contatto con la natura. Una comunità che ha dovuto affrontare terribili e faticose prove prima di stabilirsi in quella terra “promessa”, un luogo dove finalmente vivere senza sperimentare più la paura e diffidenza altrui. Ma quale legame potrà mai avere Elena con questa comunità, la cui storia pare risalire a più di trecento anni fa? E come mai sente il desiderio di essere parte di essi e di sentirsi legata a quel lago, depositario di rivelazioni sorprendenti? Elena sarà costretta a compiere un viaggio, ma stavolta dentro se stessa, dovrà fare i conti con la sua paura che prendendola per mano la porterà a scoprire di sé stati d’animo inimmaginabili. Sarà una dura lotta contro la razionalità per fare emergere quella parte istintiva insita in lei, quella che ama rischiare . Dovrà perdersi per poi ritrovarsi! Ma per lo step successivo della sua ricerca sarà fondamentale il suo incontro con lo spirito del lago, Luce, che con le sue rivelazioni su se stessa e sulla “sua” comunità la costringerà ad un ulteriore prova , quella dell’acquisizione della Fede in un progetto più grande, in cui credere e impegnarsi senza porsi domande. Riuscirà Elena a trovare le sue risposte e soprattutto a quel dubbio che le preme di più:” Forse è un po’ troppo presto per tornare a casa”? Quale sarà la meta finale del suo viaggio? Domenica Corna ha dato vita ad un fantasy complesso e originale . Non è assolutamente una lettura facile! Ho spesso dovuto fermarmi e tornare indietro per comprendere meglio il senso di quanto narrato. In questo testo l’autore evidenzia come “ricordare non è una conquista o una meta” ma uno stato d’animo e se i ricordi sono condivisi con quelli degli altri, ciò ti permette di sentirti parte di un qualcosa, parte di una comunità o di una famiglia. Questo è in fondo ciò che accade alla protagonista! Interessante è anche aver data una differente ma non dissacrante versione della storia di quel profeta , destinato a guidare un popolo , che noi tutti conosciamo col nome di Gesù. La sua storia pare incastrarsi bene così da dare un senso alla vicenda di Elena e dei componenti della comunità del lago, che attendono da sempre di avere la loro guida. Un fantasy con elementi mistici e religiosi, insolito ma interessante!

Stelle: 4⭐️⭐️⭐️⭐️

OLTRE L’IMPOSSIBILE DI KATIA GARZOTTO

Recensione a cura di Anna Maria.

Titolo: Oltre l’impossibile.
Autrice: Katia Garzotto.
Genere: Narrativa autobiografica.
Pagine: 142.
Editore: Brè Edizioni – Unexpurgated Edizione, 12 marzo 2022.
Formati disponibili:Kindle 2,99€/ Kindlunlimited 0,00€/ Cartaceo 11,81€.
Trama :

https://www.amazon.it/Oltre-limpossibile-Katia-Garzotto-Edizioni-ebook/dp/B09VDC8RCY/ref=mp_s_a_1_1?crid=2PAY8SMNPVMYW&keywords=katia+garzotto&qid=1650012010&sprefix=katia+garzo%2Caps%2C87&sr=8-1

Oltre l’impossibile è molte cose: un’autobiografia, un atto di accusa contro la malasanità , è lo sfogo di una madre che ha molto sofferto, è un grido. Aurora, la figlia di Katia, nasce con una malformazione che la rende invalida e lotta assieme ai neogenitori una battaglia durissima per la vita, tra incapacità, incompetenze, incuria. Per fortuna non è così dappertutto, c’è anche chi si prende a cuore con amore. Qui non c’è lieto fine, qui si piange davvero. Perché dunque scrivere? Per accusare? Ormai il danno è fatto e nessuno cerca vendetta o rivalsa. Per informare, quello sì, perché accadrà di nuovo, e i mezzi per evitare il dolore ci sono, dolorosi anch’essi; ma si tratta di scegliere tra dolore grande e dolore “piccolo”.

Giudizio:

Ero consapevole che non sarebbe stata una lettura facile, ma sarei giunta all’ultima pagina con il cuore gonfio di dolore e di amarezza e con gli occhi rossi per le lacrime versate. Non mi vergogno affatto a confessarlo. La stessa autrice in questo suo romanzo autobiografico afferma che non si deve avere alcuna vergogna nel mostrare le proprie lacrime agli altri, perché non sono segno di debolezza , anzi, nel suo caso, le sue sono lacrime di coraggio. Le lacrime di una mamma che è stata costretta a trasformarsi in una donna coraggiosa, pronta a fare di tutto, oltre l’impossibile, per consentire a sua figlia, la piccola Aurora, di continuare a vivere e a lottare assieme a lei, nonostante tutto le fosse contro. Nonostante quella maledetta sindrome di Goldenhar, diagnosticata solo alla nascita, faccia di tutto per portarle via la sua piccolina e con lei anche le speranze e i sogni suoi e di suo marito Roberto. Lei, Katia, la voce narrante di questa toccante storia, è stata sin da bambina reputata dai suoi genitori e dai suoi fratelli la più debole, quella con “le lacrime in tasca”, perché piangeva e si lamentava di tutto, ma, da adulta, messa dinanzi alla drammatica condizione di sua figlia, ha dovuto trasformarsi da agnellino in una leonessa, pronta a sbranare chi , nonostante il camice bianco indossato, non ha rispetto per il suo dolore e per quello procurato ad Aurora, spesso trattata al pari un pupazzo inanimato. Katia si dimostra una mamma disposta a tutto, pur di difendere la sua Aurora , nonostante la consapevolezza che la sua piccolina non potrà mai vincere la sua battaglia. Lei è una bambina speciale, nata affetta da una rara sindrome, ovvero il suo encefalo è privo di cervelletto e del ponte cerebrale. Alla sua nascita, i medici, rei di non essersi accorti durante la gravidanza di tale anomalia, comunicano a lei e a suo marito Roberto la terribile sentenza: “Aurora non sarà mai padrona del suo corpo, Aurora non sarà mai padrona della sua vita”; Aurora non potrà mai diventare grande e realizzare piccoli e grandi sogni, ma ha , nelle più rosee aspettative, solo 7 mesi di vita! Questo è il tempo che le viene pronosticato! Ma Aurora si dimostra una guerriera, capace di tentare di lottare, oltre l’impossibile, di tenere duro per ben 13 lunghi e dolorosi mesi, fatti di lacrime, di sofferenze, di attese e di speranze. Saranno dei mesi intensi, fatti di piccoli miracoli, di tempo in più concesso per consentire a se stessa di godersi, comunque, tutto l’amore incondizionato ed immenso che i suoi genitori vogliono farle percepire, a dispetto del fato avverso. In queste pagine, intrise di emozioni forti, vivremo dunque, passo dopo passo, il dramma di una mamma che vede infrangersi tutti i suoi sogni, quei sogni su cui ha tanto fantasticato dal giorno in cui ha visto comparire con gioia quelle fatidiche lineette blu sul test di gravidanza e che l’hanno accompagnata in tutti i nove mesi di attesa. Mai Katia avrebbe immaginato che avrebbe invece partorito una figlia malata, fatta nascere per poi dover pian piano vederla spegnersi dinanzi ai suoi occhi impotenti. Vivremo assieme a lei il suo dolore verso un Dio reputato ingiusto, la sua rabbia verso chi , in virtù della professione svolta, avrebbe dovuto dimostrarsi competente e sensibile e soprattutto il suo coraggio di credere in un miracolo,il coraggio di veder soffrire la sua bambina e soprattutto il coraggio nel doverle dire addio. Katia ha però dato prova di ulteriore forza anche quando ha deciso di trasferire su carta il suo dramma e il suo dolore.

Non deve essere stato affatto facile rivivere ogni momento , poi messo nero su bianco, con il principale intento di condividere, però, con noi lettori la sua esperienza , di farci partecipi del suo urlo di rabbia e di denuncia nei confronti di una sanità cieca e di una burocrazia più proforma che realmente interessata ad essere vicina a chi ha bisogno di assistenza e di aiuto concreto. Katia ci prende dunque per mano e ci accompagna all’interno delle corsie di terapia intensiva o di oncologia, in quei luoghi dove è palpabile la sofferenza, dove si respira spesso odore di morte , ma dove è possibile anche stringere amicizie speciali non solo con chi sta vivendo lo stesso dramma, ma anche con chi è lì per fornire davvero un’assistenza medica, psicologica e affettiva. Tutto questo vivremo attraverso questa lettura che però ci lascerà con un interrogativo senza risposta : “Perché?” Impossibile trovare una risposta, come impossibile, credo, sia riuscire a superare un dolore così innaturale, come la perdita di un figlio, un dolore che non si cancella, ma con cui si impara forse a convivere. Devo ringraziare l’autrice per avermi dato la possibilità di conoscere la storia del suo piccolo angelo. Io mi sono addentrata in queste pagine in punta di piedi, facendomi travolgere in pieno dalla marea di emozioni, a cui è IMPOSSIBILE restare indifferenti!

Stelle: 5⭐️⭐️⭐️⭐️⭐️