Recensione a cura di Anna Maria.
Titolo: E poi saremo salvi.
Autrice: Alessandra Carati.
Genere:Narrativa.
Editore: Mondadori, 20 aprile 2021.
Formati disponibili:Kindle 9,99€/ Cartaceo copertina rigida 17,10€.
Trama:

Aida ha appena sei anni quando con la madre deve fuggire dal piccolo paese in cui è nata e cresciuta. In una notte infinita di buio, di ignoto e di terrore, raggiunge il confine con l’Italia, dove incontra il padre. Insieme arrivano a Milano. Mentre i giorni scivolano l’uno sull’altro, Aida cerca di prendere le misure del suo nuovo universo . Crescere è ovunque difficile, e lei deve farlo all’improvviso, da sola, perché il trasloco coatto ha rovesciato anche la realtà dei suoi genitori. Nemmeno l’arrivo del fratellino Ibro sa mettere in ordine le cose: la loro vita è sempre “altrove” – un altrove che la guerra ha ormai cancellato. Sotto la piena della nostalgia, la sua famiglia si consuma, chi sgretolato dalla rabbia, chi schiacciato dal peso di segreti inconfessabili, chi ostaggio di un male inafferrabile. Aida capisce presto che per sopravvivere deve disegnare un nuovo orizzonte, anche a costo di un taglio delle radici. “E poi saremo salvi” è insieme un romanzo di formazione, una saga familiare, l’epopea di un popolo; ma è soprattutto il racconto di come una piccola, densa vicenda privata può allargarsi fino a riflettere la tensione umana alla “casa” , il posto del cuore in cui ci riconosciamo.
Giudizio:

La penna sensibile di Alessandra Carati racconta le drammatiche vicissitudini di una famiglia di profughi bosniaci, costretti ad abbandonare la vita semplice fino ad allora condotta ed i loro affetti per affrontare un futuro ignoto. Tutta colpa della guerra che in meno di dieci anni ha cambiato il volto della ex Jugoslavia, impedendo a chi si è allontanato coattivamente di non riconoscersi più in essa, una volta che vi ha fatto ritorno. La parola “guerra” sussurrata sulle labbra degli adulti è però capace di renderli insicuri , impotenti e persino cattivi. Quella stessa parola che pareva così lontana dai confini del suo villaggio, arriva invece prepotente e crudele a sconvolgere l’esistenza di Aida, allora di sei anni, e della sua famiglia. “E poi saremo salvi”. Questa è la frase che continuano a ripetersi lei e sua madre Fatima durante la roccambolesca fuga per raggiungere il confine, dove ad attenderle vi è il padre e la speranza di una vita nuova. Una corsa contro il tempo, prima della chiusura delle frontiere, che avrebbe decretato la loro condanna! Mai avrebbe immaginato che oltrepassare quella linea immaginaria li avrebbe irrimediabilmente cambiati! Aida e la sua famiglia riescono infatti a trovare rifugio in Italia, ma nel loro cuore, in particolare in quello dei suoi genitori, quella è solo una permanenza temporanea, una breve parentesi in vista del loro rientro a “casa”. Pagina dopo pagina assisteremo alla lenta disgregazione di questa famiglia, costretta a doversi adeguare a una nuova realtà, ad una cultura e lingua, ad essi totalmente estranea. Neppure la nascita del fratello Ibro riuscirà a lenire il dolore e il senso di smarrimento. La notizia della firma degli accordi di pace, che sanciscono come tutti i territori lungo la Drina appartengono da quel momento alla Repubblica Serba e Bosnia Erzegovina, decreta il loro definitivo tracollo. Se suo padre sfoga nella rabbia e nell’odio la frustrazione di non essere più un vincente: lui, un ingegnere brillante diventato direttore tecnico di un’acciaieria, ora costretto ad accontentarsi di piccoli lavoretti; sua madre, invece, si rintana in un luogo inaccessibile, sfiorendo a poco a poco. Dinanzi al disperato attaccamento dei suoi genitori verso un “altrove” ormai irraggiungibile, Aida è la sola che decide invece di reagire, di trovare la sua dimensione anche in quella terra che le è inizialmente ostile. È decisa per la sua sopravvivenza a compiere anche scelte egoistiche , scelte che avrebbero comportato persino recidere il legame con le sue origini. Non ha alcuna voglia di sprofondare assieme alla sua famiglia in un mare di dolore, ricordi e disperazione! Il suo voltare pagina verso una indipendenza , tanto sofferta e agognata, lo vede come una sorta di risarcimento verso una vita che non le ha risparmiato nulla, ma lei è ora pronta a cogliere ogni occasione senza l’ombra di un senso di colpa. “Ancora oggi penso che la bambina affacciata al pozzo sia un’altra bambina, il mio doppio incastrato in una vita lontana, al di là del bosco”. In queste parole pronunciate da Aida, divenuta un’ adulta soddisfatta dei traguardi personali e lavorativi raggiunti , si percepisce un senso di estraneità verso un passato, ormai sbiadito. Chi ha pagato il prezzo più alto, è stato però Ibro, fragile spettatore della sua incapacità a tenere uniti i pezzi della sua famiglia e ostaggio di un male sottile e subdolo a cui purtroppo si arrende. In queste pagine è dunque descritto il doloroso percorso di una famiglia di esuli alla ricerca di una identità perduta e violata. Si vivrà il dramma di chi viene sdradicato dalle sue radici o di chi ha sperimentato sulla propria pelle le atroci conseguenze della guerra. Al termine della lettura verrà spontaneo riflettere su quanto sia importante, nonostante tutto, l’appartenenza ad un luogo al fine di conservare una propria identità!
Stelle: 4⭐️⭐️⭐️⭐️