I FILM BELLI LI DANNO SOLO DI NOTTE DI LORENZO ZUCCHI

Recensione a cura di Anna Maria.

Titolo : I film belli li danno solo di notte.
Autore:Lorenzo Zucchi.
Genere: Narrativa.
Pagine: 276.
Editore: Edizioni Underground? – 3 giugno 2024.
Formato disponibile: Cartaceo 15,00€ da acquistare sul sito casa editrice https://www.edizioniunderground.it/ifbldsdn . Sarà poi disponibile su Amazon nei diversi formati.
Trama:

Quattro ragazze, tre ragazzi. Quest’ estate sembra finalmente la volta buona per riunire il vecchio gruppo di giochi d’infanzia, dove tutti si fanno ancora chiamare con i soprannomi di un tempo. Ci sarà una festa di notte nella villetta di Scivolo: il pretesto è il rientro di Panda dal semestre Erasmus, ma forse in fondo possono ancora dare una chance all’amicizia dopo che il suicidio di Acqua, anni prima, ha causato di fatto il totale scioglimento della loro compagnia. Erba , Nuvola, Cemento, Distry e Cybo sono tutti invitati alla festa, ma hanno ormai le loro vite e non si sopportano più di tanto: riusciranno a superare il trauma che alloggia in ognuno di loro o sarà il passato a tornare a chiedere un altro pesante pedaggio di emozioni?

Giudizio:

“C’è un dolore in comune che forse non vogliono condividere troppo apertamente”. “Eighties” era questo il nome di una compagnia di giovani ragazzi le cui vite hanno cominciato a prendere strade diverse, hanno iniziato ad avere interessi non più in comune e sulla quale è calato piano piano il silenzio per cercare di seppellire il passato. Ma, in realtà, continuano tutti ad essere prigionieri della sua ragnatela, nonostante i palliativi effimeri in cui ognuno di essi ha cercato di rifugiarsi per provare ad ottembrare mente e cuore. Gli “Eighties ” non esistono più da tempo! Sono diventati sette fantasmi che si barcamenano in un presente pieno di incertezze e di dolore e sui quali continua ad aleggiare , come un inquietante giudice delle loro anime spezzate e confuse, lo spettro di Acqua , colui che ha innescato, con la sua dipartita, un effetto domino inquietante. Forse, è arrivato il momento che tutti loro lo affrontino a viso aperto, così da metabolizzare in maniera definitiva quel trauma che ha decretato la loro rottura. Questo è il motivo che spinge Scivolo, la più giovane del gruppo, fresca di maturità e ancora indecisa sul suo futuro, a organizzare per quell’estate, nella sua villa al numero 5, una reunion storica dove tutti loro avrebbero avuto la possibilità di appianare le situazioni spinose ancora rimaste in sospeso. Da amante dei film horror, Scivolo, la ragazza che pur non amando il conformismo sociale vi si è adeguata per non essere più additata come la “sfigata” viziata, ha messo su , per la sua serata speciale, una sorta di “proiezione cinematografica” in cui lei e i suoi amici storici avrebbero recitato i loro ruoli, ognuno celato dietro il proprio nomignolo, e tutti in attesa della loro guest star: Panda! Lei è la ragazza “gothic” che ha deciso di mettere una distanza di km tra sé e l’Italia, tra sé e la sua famiglia opprimente e soprattutto tra sé e il passato. Ha scelto l’Irlanda, come luogo dove provare ad “affogare” le sue angosce interiori, ma ora stanno per scoccare di nuovo le lancette della sua condanna, del suo ritorno in quella terra di cui non ha sentito la mancanza “nelle serate sospese di Dublino che danno l’illusione di non finire mai”. L’ invito inaspettato da parte di colei che ha sempre considerato una piccola sfigatella ,che per anni ha cercato di imitarla con la sua stessa passione per gli horror e la musica metal, la costringe a fare riaffiorare un passato che ha reciso di netto, come con il suo ex Nuvola verso il quale non prova nessun tipo di sentimento, come se i loro due anni insieme non fossero mai esistiti. Quella storia, conclusasi senza un motivo, continua invece ad essere un “cruccio” pesante per l’orgoglio di Nuvola che pare non aver mai superato la perdita di colei per la quale aveva provato a cambiare. Lui, il laureato in economia aziendale, che avrebbe preso le redini dell’azienda agricola di famiglia, ha mantenuto il suo legame con Cemento, anche lui laureato ma in architettura, e come lui ancorato sentimentalmente ad un sogno. E a completare il quadretto, dai contorni sempre più confusi, vi sono Erba, il ragazzo che dopo l’ennesimo ritiro da scuola ha scelto una vita da perfetto eremita e la coppia formata da Distry e Cybo, due ragazze che si augurano , tra dubbi e perplessità, di poter vivere alla luce del sole la loro omosessualità, una volta trasferite in una grande città come Bologna. Non potrebbero essere più diverse queste due ragazze: la prima, con le sue ciocche di capelli colorate, ha il soprannome derivato dall’abbreviazione della parola “distributore” di merendine, mentre quello di Cybo è la parola stilizzata di “cibo” : un vero paradosso per la ragazza fissata perennemente con la linea e apparentemente troppo fredda. Questi ragazzi appaiono come sette universi distanti e differenti, eppure scandagliando a fondo nelle loro anime “fragili” , risultano simili nella loro incapacità di affrontare la vita, le difficoltà e il dolore. Cosa accadrà quando si ritroveranno di nuovo riuniti sotto lo stesso tetto? Sapranno recidere il cordone ombelicale che in fondo li tiene a sé prigionieri e succubi delle loro stesse perverse paure? “Il quotidiano non ci protegge all’infinito , il passato prima o poi ritorna a tormentarci”. Chi o cosa si cela dietro la maschera di un volto diviso in due colori diversi: bianco e rosso? Una lettura che se da un lato ha la capacità di trascinarti in fondo alle esistenze di questi ragazzi dei quali, nonostante siano celati dietro i loro nomignoli, viene fatta una descrizione fisica e psicologica attenta, dall’altro ti lascia in uno stato di inquietante sospensione tra realtà e allucinazione. Un romanzo dai contorni noir , che riflette lo specchio deformato di una generazione “perduta” in cerca di un qualsiasi escamatoge per fuggire dalla realtà.

Stelle: 4⭐️⭐️⭐️⭐️

LA CUSTODE DEI LIBRI ANTICHI E DIMENTICATI DI BARBARA DAVIS.

Recensione a cura di Anna Maria.

Titolo: La custode dei libri antichi e dimenticati.
Autrice: Barbara Davis.
Genere: Narrativa/ Romance.
Pagine: 440.
Editore: Newton Compton Editori – 26 marzo 2024.
Formati disponibili:Kindle 5,99€/ Cartaceo 9,40€.
Trama:

https://www.amazon.it/custode-dei-libri-antichi-dimenticati-ebook/dp/B0CTHRFR8Z/ref=mp_s_a_1_1?crid=2P4CD5HWU6J8S&dib=eyJ2IjoiMSJ9.dg08tdXbvjfK9mTNBI7K9g3IW-f9JdUHl7FNUkPyRMmtv4jY_AJd2QcNAeHsEY521AEcCxu1sEh8CtwLHRteyBmlmc9bQBrGYOz90IvC8MZi5jNQoQtuzK1h2NQOwVxS0_HdEFlHGJSpkuYUGsNG-g.M2V8piU4FIYHsolLV1ynbzLWiPrOHXEk6WJq42fYl6w&dib_tag=se&keywords=la+custode+dei+libri+antichi+e+dimenticati&qid=1716563637&sprefix=la+custode+dei+li%2Caps%2C113&sr=8-1

Dall’autrice bestseller di La custode delle storie a lieto fine. L’ Eco delle storie passate cambia il tuo presente. Ashlyn Greer, commerciante di libri rari, ha un dono : percepisce l’eco dei vecchi proprietari dei volumi, un’impronta emotiva che solo lei è in grado di cogliere tra il profumo di carta, inchiostro e pelle antiche. Per questo quando scopre due testi gemelli rilegati ad arte all’apparenza mai pubblicati , non può che appassionarsi alle loro storie, tanto che quei diventano un’ossessione per lei. Non solo le dediche sono una sorta di accusa, ma gli autori, Hemi e Belle, raccontano versioni discordanti della stessa tragica storia d’amore. Senza avere idea di come quei volumi siano arrivati fino a lei , Ashlyn si ritrova immersa in un mistero letterario che risale a decenni prima, attirata da quei due cuori spezzati. Determinata a sapere di più sugli amanti sfortunati , si immerge nelle pagine consunte, seguendo un sentimento disseminato di promesse infrante e tradimenti imperdonabili. Più si avvicina al finale e più Ashlyn si rende conto che le vicende di Hemi e Belle la coinvolgono a un livello viscerale profondo. E se quei capitoli scritti in un lontano passato potessero cambiare il suo presente per sempre? Una collezionista di libri rari. Un amore con un finale ancora da scrivere. Passato e Presente si intrecciano tra le pagine e ti cambiano per sempre la vita.

Giudizio:

“Era un talento che possedeva , un dono , come l’orecchio assoluto o l’olfatto di un profumiere . Avevo la capacità di leggere gli echi emessi da certi oggetti inanimati: i libri, in particolare. “Psicometria ” è il nome esatto del dono che possiede Ashlyn Greer, la proprietaria, da quasi quattro anni, di “Una Storia Improbabile”, una libreria specializzata in volumi rari. Ha scoperto di averlo da ragazzina , proprio in quella libreria del signor Frank Atwater , che ha ricevuto in eredità, ed è stato sempre lui , la prima persona con cui ha condiviso il suo talento, ovvero la capacità di percepire le sensazioni lasciate dal lettore durante la lettura. Perché i libri, come lui le ha ricordato, sono come le persone: assorbono non solo ciò che è nell’ aria attorno a loro, come polvere o muffa, ma anche i sentimenti di coloro che li leggono. “Non c’è niente di più personale di un libro, specialmente se ha avuto un ruolo importante nella vita di una persona”. Per Ashlyn i libri sono da sempre una sorta di rifugio che le ha permesso, in più occasioni, di prendere le distanze da una realtà troppo dolorosa e difficile da accettare. Perché i libri, a differenza delle persone non tradiscono e non feriscono, come invece hanno fatto sua madre, suo padre e infine il suo ex marito Daniel. Ashlyn non si è mai sentita “abbastanza” nella vita di qualcun altro, ma nella sua libreria ha la sensazione di essere finalmente “necessaria” . “C’era qualcosa di estremamente gratificante nel prendere un oggetto che era stato trascurato, persino maltrattato, e farlo tornare nuovo”. Ma il ritrovamento, piuttosto casuale, di due volumi apparentemente anonimi, seppur di pregiata fattura, creano nella sua esistenza “monotona” e “solitaria” un inaspettato effetto tsunami, che avrà la capacità di riaprire antiche ferite, ma anche di risvegliare in lei un irrazionale desiderio di scoprire la verità nascosta tra quelle pagine ingiallite dal tempo. Quello che la incuriosisce inizialmente è la mancanza in entrambi del nome dell’autore o della casa editrice, come se non fossero mai stati destinati alla pubblicazione; ma a crearle ulteriore confusione sono i rispettivi titoli “Rimpiangendo Belle” e “Per sempre e altre bugie” e le parole taglienti scritte sui frontespizi. Quei due volumi , stranamente silenziosi, risvegliano in modo improvviso i loro echi “nascosti , una volta iniziata la loro lettura. Ashlyn viene travolta da quelle che lei definisce le note di testa, di cuore e di fondo: tradimento, dolore, rimpianto,rabbia, rancore. Viene così catapultata in una New York degli anni 40 , in cui il lusso e l’ apparenza sono fondamentali, e fa la conoscenza delle due voci narranti dei romanzi: Him , l’affascinante romanziere disposto a usare ogni mezzo pur di fare carriera, e Belle, una ragazza prigioniera di una vita che non le appartiene ma da cui non ha alcuna via di uscita. Un incontro non casuale. Un sentimento inaspettato. Tante verità non dette e pronte a travolgere un amore, forse troppo fragile! Due anime vittime inconsapevoli di bugie, sotterfugi e paure. Rabbia e Rancore, le loro ancora di salvezza per provare a dimenticare! Ashlyn avverte una strana e familiare connessione con quelle due storie, che scopre essere una la risposta dell’altra, come se i due autori avessero sentito la necessità di dire la loro verità e chiudere un capitolo doloroso delle loro vite. Ashlyn non vuole farsi coinvolgere da una storia così tormentata e senza lieto fine , perché significherebbe vanificare gli sforzi fatti per non ricadere nel baratro seguito al fallimento del suo matrimonio e alla morte del suo ex. Ma la sensazione di cose lasciate in sospeso e di un elemento spinoso e familiare la spinge a voler andare in fondo e trovare delle risposte ai suoi interrogativi: chi sono davvero Belle e Him? perché tanto astio nelle loro parole? cosa è davvero successo tra loro? In questa ricerca della verità, la nostra protagonista viene affiancata da Ethan Hillard, l’uomo che ha provato a disfarsi di quei romanzi appartenuti alla sua famiglia e che si ritrova, suo malgrado, a ricostruire assieme a lei i tasselli sparsi di un passato familiare doloroso. Ma dove li porterà questa loro ricerca? Quali verità, celate per ben quarant’anni, verranno svelate? E quale impatto avranno esse sulla vita di Ashlyn? Un romanzo, scritto in modo magistrale, che ti rapisce per l’intensità dei sentimenti raccontati e le sensazioni che ti lascia a fine lettura. Uno scrigno, custode di tante storie che vogliono venire alla luce per provare a scrivere un finale diverso e lasciato in sospeso per troppo tempo. Una collezionista di libri antichi, desiderosa di trovare qualcuno con cui condividere il suo “valigione” emotivo, divenuto ormai troppo pesante. Un amore in cerca finalmente del suo lieto fine!! Da leggere!

Stelle: 5⭐️⭐️⭐️⭐️⭐️

ILCANTO DEI CUORI RIBELLI DI THRITY UMBRIGAR

Recensione a cura di Anna Maria.

Titolo: Il canto dei cuori ribelli.
Autrice: Thrity Umbrigar.
Genere: Narrativa contemporanea.
Pagine: 400.
Editore: Libreria Pienogiorno – 24 aprile 2024.
Formati disponibili: Kindle 10,99€/ Cartaceo 17,95€.
Trama :

https://www.amazon.it/gp/aw/d/B0CZ7FDVXB/ref=tmm_kin_swatch_0?ie=UTF8&dib_tag=se&dib=eyJ2IjoiMSJ9.y_d46lGM7wlcn_ZCXf38dHJV-OdgMpvMGKX5xd6lLa_zm2CWjsQgp0gd_2ZiCl22Q-D9ZlzmzFEKof_KommgyKXruZ5nxYMPareRfCEmiB0d7ndPq_kyWskIEe5rL_n2xRh0RL4qSM7UxsZyeWfXznvYj9Ef0_MI9nJ0KuaPl9tFNMtU7dONutCbC4WL-AnH.-MKuncbLJtnyqQxEhYFApEWqcp1yM_jwrkUPqHUHATM&qid=1716562852&sr=8-1

Aveva quattordici anni Smita quando con la sua famiglia ha dovuto lasciare l’India in circostanze drammatiche. Una volta al sicuro in America, ha scacciato dal cuore la nostalgia per i crepuscoli aranciati e il profumo inebriante dei cibi che il padre le comprava dai venditori ambulanti e giurato a se stessa che mai più sarebbe tornata in quei luoghi che l’avevano così profondamente ferita. Ma anni dopo si ritrova a dover accettare con riluttanza l’incarico di coprire una storia di cronaca a Mumbai, per il suo giornale. Seguendo il caso di Meena – una giovane donna sfigurata brutalmente dai suoi fratelli e dai membri del suo villaggio per aver sposato un uomo di un’altra religione – Smita si ritrova di nuovo faccia a faccia con una società che appena fuori dallo skyline luccicante delle metropoli le pare cristallizzata in un eterno Medioevo, in cui le tradizioni hanno più valore del cuore del singolo, e con una storia che minaccia di portare alla luce tutti i dolorosi segreti del suo passato. Eppure, a poco a poco le sue difese cominciano a vacillare, i ricordi a riaffiorare e la passione a fare nuovamente breccia in lei. Sullo sfondo di un meraviglioso Paese sospeso tra modernità e oscurantismo, in un crescendo di tensione, due donne coraggiose e diversamente ribelli si confrontano con le conseguenze di due opposti concetti di onore e di libertà, in una storia indimenticabile di tradimento, sacrificio, devozione, speranza e invincibile amore.

Giudizio:

Non è facile per me scrivere la recensione a questa storia che mi ha lacerato il cuore per la brutale verità di quanto descritto, ma che è riuscita anche a impiantare un piccolo seme che ha il nome della piccola Abru, un nome che significa onore, ma che per me simboleggia la speranza di un cambiamento. Il protagonista vero di questo romanzo è l’ India, un Paese dai molti volti e dalle mille contraddizioni, un Paese che tenta di emulare l’Occidente in ostentazione di sfarzo e progresso, ma è sufficiente voltare lo sguardo alle baracche fatiscenti delle metropoli o a quelle dei villaggi del suo entroterra per constatare il suo restare “immobile” e “ancorato” a tradizioni antiche e rigide. È un Paese diviso da un odio viscerale, che serpeggia beffardo e scaltro facendosi beffa delle leggi ma restando fedele alla propria giustizia, alle divisioni di casta e di sesso e a un irremovibile assioma: un indù e un musulmano non possono vivere fianco a fianco. Ed è proprio da tutto questo che Smita Agarwal è fuggita , circa vent’anni fa, assieme alla sua famiglia, trovando rifugio in America, dove ha cercato di dimenticare quella terra che un tempo aveva amato, ma che l’aveva ferita profondamente. Smita è riuscita a voltare pagina, è diventata una corrispondente estera , fa un lavoro che le permette di non fermarsi mai in un posto per tanto tempo e che soprattutto non le permette di creare legami duraturi. Le piace la sua vita da nomade! Le piace la sua professione, che le consente di dare voce a chi non ne è ha la possibilità o di denunciare abusi, violenze e ingiustizie, soprattutto se ad esserne vittima sono le donne. È riuscita a chiudere in un angolo impolverato della sua memoria i ricordi felici della sua infanzia a Mumbai, quelli che sono andati distrutti un lontano 1998. Ma quel cassetto che sperava essere chiuso a doppia mandata, viene spalancato con prepotenza quando accetta , suo malgrado, di venire in soccorso della sua amica e collega Shannon e coprire il suo incarico: scrivere un articolo sulla storia di Meena Mustafa, la donna indù, sfigurata brutalmente dai suoi fratelli perché aveva osato sposarsi con un musulmano e che aveva avuto il coraggio di portare il suo caso in giudizio. Smita ha subito la sensazione di essere stata attirata con un inganno nell’unica città in cui aveva giurato di non mettere più piede e che deve ora fare i conti con ciò che odiava di più di quel Paese: il modo in cui trattava le donne, i conflitti religiosi e il suo conservatorismo. Smita si sente un’estranea nella sua città che pare volerla sopraffare con la sua forza inarrestabile e soprattutto con l’ondata di quei ricordi che paiono sgomitare per venire di nuovo a galla. Ma a smuovere in lei qualcosa di più intenso e di più viscerale , seppur per motivi differenti, sono due persone: Mohan , un informatico dall’animo generoso, che ama la sua terra nonostante le sue imperfezioni, e Meena, una piccola e grande donna che ha avuto una sola colpa , ossia aver seguito la voce del cuore! “Il mio corpo non è morto la sera del rogo. Ma la mia vita è finita in quel momento”. Il fuoco non ha infatti solo deturpato il suo volto e il suo corpo, ma le ha sottratto la sola persona che, anche se per poco, l’ aveva fatta sentire amata, viva e libera. Dopo quella notte, un nuovo fuoco ha cominciato ad ardere in lei: un desiderio bruciante di giustizia per suo marito Abdul e per la piccola Abru. “Lotto per mia figlia. Per dire alla mia bambina che ho combattuto per suo padre “. Per quell’uomo che aveva ingenuamente considerato il suo matrimonio interreligioso non una fonte di vergogna, ma un motivo di orgoglio e che aveva visto in se stesso , in sua moglie e in sua figlia il volto di una nuova India . Una immediata connessione si crea tra queste due donne, entrambe vittime di una realtà bigotta e spietata . Ma Smita ,a differenza di Meena , ha avuto la fortuna di sottrarsi dai meccanismi di quel Paese che legittima l’omicidio per dote, il rogo della sposa, le molestie sessuali. “La faccia di Meena era la mappa creata da un cartografo misogino e feroce”. La sua storia non può lasciare indifferente Smita la quale sente le sue traversie nelle osse e provare per lei una affinità pari a un tessuto connettivo. Il dolore di quella ragazza diventa parte di quello che ha sperimentato anche lei e i suoi ricordi trovano conforto tra le braccia di qualcuno che la fa sentire di nuovo a casa . Ma Meena potrà davvero avere un futuro diverso per sé e la sua bambina? Il suo coraggio sarà sufficiente per contrastare un gruppo di uomini , abituati ad arrivare come il vento e a sparire come dei fantasmi? Una lettura che colpisce come un pugno nello stomaco, che toglie il fiato e che non permette alle lacrime di trovare un argine . Una storia di dolore, di ribellione, ma anche di speranza!

Stelle: 5⭐️⭐️⭐️⭐️⭐️

LA VERA FAMIGLIA DI MARTINA SALVATORI

Recensione a cura di Anna Maria.

Titolo: La vera famiglia.
Autrice: Martina Salvatori.
Genere: Narrativa.
Pagine: 158.
Data di pubblicazione: 19 dicembre 2023.
Formati disponibili:Kindle 3,50€/ Kindleunlimited 0,00€/ Cartaceo 13,00€.
Trama:

https://www.amazon.it/vera-famiglia-Martina-Salvatori-ebook/dp/B0CQGV46WF/ref=mp_s_a_1_1?crid=MUJ2YCVJBLKJ&dib=eyJ2IjoiMSJ9.6tLCbjP9OomBFyqeKEKLXEocUHiwxdmrI-SqOFYLjeaTYm4VhFmAbrdNAx5e2AbW1u7s7BcgxYE0W5VjpApLE9edYQgZ8CwGyX2rsaYLIZnIQfJL7rKPJbGZSdoq_BCGFdVbHgA_nM3wMXfRazv7XqXytf1gXLTiMuM3vxEkHTgQBL1JDUERmnzkvbXmD3Ghp3-ukqzyluXI7mIoRvg01Q.g24RS4AP8brAutzStMCjDhbaz_SrrNIQ8tA59FgG2tM&dib_tag=se&keywords=la+vera+famiglia&qid=1715935574&sprefix=la+vera+famiglia%2Caps%2C118&sr=8-1

Lucia è una giovane donna incinta, orgogliosa e fiera dei suoi principi morali: per lei, la famiglia è solo una, e i bambini hanno bisogno di un padre e di una madre. Sono concetti semplici e basilari, e non capisce proprio perché più il tempo passa e più sembra che quei sacri valori vengano messi in discussione, derisi, disattesi: possibile che il mondo stia impazzendo senza alcuna possibilità di redenzione? Dopo aver abortito, Lucia inizia a pensare che non sia giusto che lei e suo marito abbiano dovuto perdere il loro figlio, mentre altre coppie riusciranno tranquillamente ad avene uno tramite tecniche a suo parere contrarie alla decenza umana e al volere divino: così una sera, lasciandosi prendere dallo sconforto e dalla rabbia, durante le sue preghiere chiede di poter tornare presto a essere madre e esprime la speranza che il mondo cambi idea rispetto ai nuovi concetti di famiglia e di relazioni amorose. Il giorno dopo si sveglia e scopre presto che sì, effettivamente qualcosa è cambiata, ma non nel modo in cui si aspettava . Gli omosessuali sono la maggioranza privilegiata, ma gli eterosessuali sono una minoranza e vengono discriminati solo in quanto tali: il trovarsi dall’altra parte della barricata le creerà non pochi problemi. Riuscirà ad uscire da quella sorta di realtà alternativa e a veder realizzato il suo desiderio più grande?

Giudizio:

Col termine “famiglia” si è soliti intendere un nucleo di più individui che vivono sotto lo stesso tetto e che sono legati tra loro da un vincolo di parentela , affinità o di matrimonio. Martina Salvatori, con questo suo breve romanzo, ha voluto descrivere le mille sfumature che si celano dietro questa parola comunemente usata e spesso, purtroppo, ancora legata a stereotipi desueti. Ha deciso di farlo facendo compiere alla sua protagonista una sorta di viaggio surreale e introspettivo al fine di farle prendere coscienza delle sue false certezze. Lucia è una donna di trent’anni, sposata felicemente con suo marito Gabriele e sta per coronare il suo sogno di diventare mamma. La scoperta della sua gravidanza, dopo alcuni tentativi falliti, le ha fatto toccare il cielo con un dito e iniziato a fantasticare non solo sul nascituro ma anche sui cambiamenti che tale arrivo avrebbe comportato nella sua vita. Lucia è un’insegnante di religione ed è una fervente cattolica, assolutamente fedele ai dettami contenuti nella Bibbia. Difatti, secondo quanto crede sia contenuto nel Levitico, la vera famiglia è quella che prevede l’esistenza di un padre e di una madre . Pertanto ha un giudizio critico e razzista verso tutte quelle pseudo famiglie omogenitoriali e considera addirittura “abominio” gli omosessuali e le loro battaglie per veder riconosciuti i loro diritti al pari degli eterosessuali. La sua è dunque una visione bigotta e omofoba verso qualunque altra realtà che non rientri nei canoni tradizionali. La perdita del suo bambino, all’undicesima settimana di gestazione, la fa però sprofondare in uno stato di vuoto emotivo, di non accettazione del lutto subito e di profonda rabbia verso chi arriva a disfarsi di un figlio in modo superficiale o violento. La sua unica ancora di salvezza è la fede in Dio ed è a lui che si affida sperando che possa accogliere la sua preghiera e soprattutto cambiare quel mondo in cui la lobby “arcobaleno” tenta di prendere il sopravvento. Ma cosa succede se , al suo risveglio, si ritrovasse dall’altra parte della barricata? E se lei, in quanto eterosessuale, rappresentasse la minoranza rispetto ad una società in cui l’omosessualità in tutte le sue sfumature è invece predominante? Lucia si ritrova in una sorta di dimensione parallela e sperimenta sulla sua pelle cosa significa essere additato come diverso, essere ghettizzato , umiliato ed aggredito violentemente solo per via del proprio orientamento sessuale. Questa realtà alternativa permette alla nostra protagonista non solo di prendere coscienza delle sue false certezze, di fare la conoscenza del variegato mondo LGBT , ma soprattutto riflettere di aver combattuto in passato delle battaglie sbagliate. È un viaggio surreale necessario per consentire a Lucia di liberarsi di tutti i suoi pregiudizi , di comprendere il vero significato della parola “famiglia” e soprattutto di dover amare il suo prossimo a prescindere dai suoi gusti sessuali. È un percorso che troverà di nuovo le sue certezze nella fede e che servirà alla protagonista per essere una persona e anche un genitore migliore! Una breve lettura, che permette, attraverso l’esperienza della protagonista, di indagare in noi stessi e persino di approfondire tematiche legate a quelli che vengono etichettati come “generi” che celano invece un mondo di desideri, sentimenti e diritti i quali dovrebbero prescindere dal sesso.

Stelle: 4⭐️⭐️⭐️⭐️

LADY TAN E IL CIRCOLO DEI FIORI DI LOTO DI LISA SEE

Recensione a cura di Anna Maria.

Titolo: Lady Tan e il circolo dei fiori di loto.
Autrice: Lisa See.
Genere: Narrativa storica.
Pagine: 420.
Editore: Longanesi – 27 febbraio 2024.
Formati disponibili:Kindle 9,99€/ Cartaceo 20,90€.
Trama:

https://www.amazon.it/Lady-Tan-circolo-fiori-loto-ebook/dp/B0CST1HPQW/ref=mp_s_a_1_1?crid=1X24WBLN4OWBY&dib=eyJ2IjoiMSJ9.IvUwilpok3iLZGYP_4Bcl1i4glCAM8TwUJLGr6gtbdAVHqiWruYDcuQG6rfp2n8a.iwvC-BRRYKCWR_0BFWd5_WOc1gumqGPHrD3lri55884&dib_tag=se&keywords=lady+tan+e+il+circolo+dei+fiori+di+loto&qid=1713819750&sprefix=lady+tan%2Caps%2C118&sr=8-1

Cina, XV secolo. Secondo Confucio, “una donna istruita è una donna senza valore”, ma Tan Yunxian non è d’accordo. Rimasta senza la madre , fin da bambina le vengono insegnati dai nonni i pilastri della medicina cinese, i Quattro Esami – guardare, chiedere e ascoltare, annusare e toccare, sentire il polso – un approccio che un medico di uomo non può mai mettere in atto con una paziente donna perché la tradizione lo vieta, giudicandolo sconveniente. E così ci sono donne che devono curare altre donne, come Meiling , promettente levatrice che conosce la consistenza dei corpi e la viscosità del sangue: per lei toccare è prassi quotidiana, ma per un medico è riprovevole. Yunxian e Meiling si scambiano nozioni e rimedi, diventano amiche e giurano che condivideranno gioie e battaglie. “Niente fango, niente loto”, si dicono : dalle avversità può sbocciare la bellezza. Ma poi Yunxian è costretta a sposarsi e tutto quello che ha costruito sembra franare. Tutto quello che ha imparato sembra dover essere dimenticato, ora che è una moglie. Ma il suo desiderio di curare, di aiutare donne e ragazze di ogni ceto sociale è più forte persino della tradizione, alla quale si ribella. Con l’aiuto di Meiling, Yunxian si spingerà così dove nessuna donna cinese era mai arrivata, contribuendo in modo indelebile al progresso della medicina. Ispirato alla vita straordinaria della prima donna medico cinese, Lady Tan e il circolo dei fiori di loto è una storia avvincente di donne che aiutano altre donne.

Giudizio:

Diversi sono stati i motivi che mi hanno spinta a leggere questo romanzo! In primis, è ambientato in Cina, un paese che da sempre mi affascina per la sua cultura, le sue rigide tradizioni e le sue affascinanti leggende. Lo scoprire , poi, che la storia è ispirata alla vita della prima donna medico cinese la quale ha , con coraggio e dedizione, messo a disposizione delle donne le sue conoscenze sfidando le rigide convenzioni del suo tempo, ha accresciuto ancora di più la mia curiosità. Tan Yunxian, il cui nome significava Virtù reale, apparteneva ad una famiglia che da generazioni operava in campo medico, ma suo padre aveva deciso di intraprendere un altra strada, quella di “studioso imperiale” . Decise di occuparsi delle donne “perché condivideva le privazioni e le gioie legate a ciò che significa essere una donna su questa terra”. ” Ricorda sempre il tuo posto nel mondo. Seguendo queste regole, ti affermerai come una persona coscienziosa e degna di rispetto “. Questo è uno dei preziosi consigli che le diede sua madre, Degna di Rispetto, la quale si prodigò per impartirle una rigida educazione cosicché fosse sin da subito consapevole dei suoi futuri doveri di moglie e madre e di quali sacrifici e dolori dovesse sopportare, in silenzio, una donna pur di compiacere il proprio uomo. Yunxian imparò subito come le donne, al pari delle bestie, erano considerate una proprietà dell’uomo che poteva decidere di venderle o di acquistarle , come era accaduto alla concubina Zhao, che aveva dato a suo padre il figlio maschio desiderato o come era invece capitato alla sua ancella Papavero, facente parte ormai della sua dote, al pari di un oggetto. Ma fu la morte improvvisa di sua madre a farle apprendere la sua prima importante lezione, ovvero di come “È dieci volte più difficile curare una donna che un uomo” a causa della proibizione dei medici uomini di avvicinarsi o di toccare una paziente donna. “Avrei dovuto essere di più: una discendente per cui valesse la pena di vivere. O avere la capacità di fare di più per aiutarla”. Questo primo evento luttuoso fece germogliare in lei un piccolo seme di ribellione misto ad impotenza, che ebbe modo di trovare terreno fertile quando, dopo tale scomparsa, dovette trasferirsi a casa dei suoi nonni materni . Ed è qui che fu presa sotto la preziosa ala protettiva di nonna Ru la quale intravide subito in lei la capacità di apprendere le fondamenta basilari della medicina cinese – guardare, chiedere e ascoltare, annusare e sentire il polso – che le sarebbero state utili per curare le donne. Ai suoi tempi, il primo scopo di uno donna era quello di dare alla luce un figlio, possibilmente maschio, ma ogni gravidanza era una questione di vita e di morte. Ed era fondamentale poter contare su donne “medico” che potessero non solo preservare la vita della donna ma anche quella del nascituro. Fu sempre grazie a sua nonna se nella vita della giovane Yunxian entrò colei che sarebbe divenuta la sua amica, la sua spalla e la sua confidente: Meiling, la figlia di una levatrice, ovvero colei che aveva il permesso di avere contatto con il sangue, allora considerato una sostanza corruttibile, ma anche quella che “comandava” il destino di una donna. Un’amicizia, quella che si creò tra queste due ragazze, tutte due nate nell’anno del Serpente, tutte due destinate a mettersi a disposizione degli altri, ma con due vite differenti per rango sociale. Un legame, che ebbe un primo strappo, quando Yunxian, giunta ai cosiddetti “giorni dei Fermagli” , ovvero al momento in cui era pronta per il matrimonio, dovette abbandonare casa dei nonni e trasferirsi in quella di suo marito, Maoren, accettando non solo di calarsi nel perfetto ruolo di moglie ma anche di obbedire al volere di sua suocera, che le proibì sin da subito di continuare ad esercitare la professione medica. Il senso di solitudine e di oppressione , unito alla frustrazione di non essere riuscita inizialmente a dare a suo marito un erede maschio , furono ferite che riuscì a sopportare ma non quella di rinunciare a ciò che era , ovvero un “medico”, e pertanto ripromise a se stessa che avrebbe continuato a mettere in pratica le sue capacità, pur se di nascosto e pur se confinate entro le mura del palazzo. In questa sua missione sarà coadiuvata dalla sua Meiling, colei che riuscirà sempre col suo cuore a salvarla dalle sue carenze fisiche ed emotive. Nella sua lunga vita non le saranno risparmiati dolori e delusioni , ma Yunxian terrà sempre a mente un antico detto: Niente fango, niente loto ” ovvero dalle difficoltà può sempre scaturire qualcosa di buono! La storia incredibile di una società di antiche tradizioni ma anche di aberranti contraddizioni e di una donna che ha cercato di imporre il suo valore per aiutare le altre donne!

Stelle: 5⭐️⭐️⭐️⭐️⭐️

UNA RAGAZZA FUORI MODA DI LOUISA MAY ALCOTT

Recensione a cura di Anna Maria.

Titolo: Una ragazza fuori moda – Traduzione di Felicia Kingsley.
Autrice: Louisa May Alcott.
Genere: Narrativa.
Pagine: 288.
Editore: Newton Compton Editori – 3 aprile 2024.
Formati disponibili:Kindle 4,99€/ Cartaceo 9,50€.
Trama:

https://www.amazon.it/gp/aw/d/B0CXS6HYL2/ref=tmm_kin_swatch_0?ie=UTF8&dib_tag=se&dib=eyJ2IjoiMSJ9.6lOvWdbqA3k3OeEf9cw-zwT1-8ZZ7yhM4yHMWYp7C1Y-U8UwuB_baLu_G6lEULI0svEP2wYDzOJDKd9UN4sN7lxH23dMIoC2xuElm1jh7bwxSwcXoUR1bBH6YDtcpP5opvTQw8X6HpcU5Aw7ZKyjV5zHdoyOCpcUBOaLkg1WPmq4-DpEcxejOuMksYLtf0ivr89hCpbCpbYJdMAS71PyHA.UXpL4W3oY6Yf4dyFJxqPe7XUhhZgFs-EQW1KGdWld6s&qid=1713471215&sr=8-1

Polly Milton è una ragazza di campagna, semplice, affettuosa e sempre allegra. Indossa abiti modesti e fuori moda ma non fa caso a queste formalità, per lei la vera ricchezza si misura diversamente. Fanny Shaw , ragazza di città più che benestante, adora vestirsi sempre all’ultimo grido e ogni altro genere di frivolezze. Quando Polly arriva in città, ospite in casa di Fanny, le possibilità che le due vadano d’accordo sono davvero poche.. eppure, fra loro nasce un’amicizia autentica e sorprendente. Non solo,ma Polly entra nelle grazie di tutta la famiglia di Fanny, che adora la sua spontaneità e il suo intramontabile ottimismo. Con il passare degli anni, anche i suoi sentimenti per l’impetuoso fratello di Fanny si fanno sempre più forti. Chissà che anche loro non siano destinati a un legame profondo.

Giudizio:

“È uno di quei classici che supera le barriere anagrafiche , oltre che la prova del tempo, rimanendo sempre contemporaneo e trasmettendo un messaggio universalmente valido”. Nella prefazione, Felicia Kingsley , che si è occupata della traduzione del romanzo della Alcott, ha scelto queste incisive parole per descriverlo. Non posso che concordare con lei, in quanto, “Una ragazza fuori moda”, seppur scritto nel 1869 e ambientato in una Boston all’indomani della Guerra Civile Americana, veicola messaggi assolutamente validi anche ai giorni nostri, dimostrando il pensiero “rivoluzionario” e “anticonformista” della Alcott: una donna che, per sua stessa ammissione, si è sempre sentita di avere “l’anima di un uomo intrappolata per qualche scherzo del destino nel corpo di una donna “. Il suo spirito di attivista nella battaglia per il riconoscimento dei diritti e della emancipazione delle donne e la sua visione dell’amore a 360 gradi aleggia in queste pagine dimostrando attraverso la sua “eroina” quanto i valori veri, come la famiglia, l’amore, l’amicizia e il rispetto per sé e per gli altri non sono mai “fuori moda”. In questo romanzo accompagneremo i tre protagonisti, Polly Fanny e Tom, nel loro percorso di maturazione e vedremo come i loro mondi , totalmente agli antipodi, riescono a trovare un punto di incontro se si abbattono i muri di pregiudizi bigotti e superficiali. Ma chi è la ragazza “fuori moda”? Polly Milton è la quattordicenne, proveniente da una cittadina di campagna, che si ritrova catapultata in una realtà distante anni luce dalla sua, quando decide di andare a fare visita alla sua amica Fanny. Non potrebbero essere più diverse Polly e Fanny: la prima conosce poco le mode della città , indossa vestiti semplici , ha un carattere ottimista ed ingenuo, ed è stata educata a credere in principi saldi, come il rispetto e l’educazione verso la famiglia ; Fanny è il suo esatto opposto, adora agghindarsi con vestiti e acconciature all’ultima moda, è abituata ad essere circondata da agi e a trastullarsi con attività frivole. Nonostante le diversità evidenti, tra le due ragazze nasce un’amicizia solida grazie alla capacità di Polly di andare oltre le apparenze , di guardare dietro la maschera che molto spesso cela insicurezze e fragilità. Questa “strana” provinciale fuori moda, nonostante sia abbagliata dal lusso e confusa dalle stramberie della città, cerca di restare fedele ai suoi principi, tenendo a mente le parole di sua madre : “Quando ti senti fuori posto, cerca di rendere felice qualcun altro e presto lo sarai anche tu”. Ed è proprio questo che fa la nostra protagonista la quale, durante il suo soggiorno a casa Shaw, riesce a conquistare il cuore di ogni suo abitante grazie alla sua empatia e alle sue buone maniere. Polly si rende conto di come in quella bella casa ci sia una grande mancanza di amore e lei , coi suoi “piccoli gesti” cerca di portare un po’ di sole per sé e per gli altri. Il suo più grande scoglio non è quello di adattarsi agli sguardi freddi di chi la guarda dall’alto in basso facendola sentire una sorta di aliena, ma riuscire a conquistare il “ragazzo terribile” con una zazzera rossa spesso nascosta sotto un vecchio berretto grigio: Tom Shaw. Polly deve faticare parecchio per tollerare i suoi scherzi, i suoi commenti ingenerosi e il suo ribadire come consideri le ragazze “una componente superflua del creato”, ma ha modo di rendersi conto come Tom sia scansato da tutti nella sua famiglia, la sola sua alleata è la nonna, nonostante lui la apostrofi con il termine irrispettoso di “la vecchia”. Quel ragazzo, malgrado tutto, inizia a farsi un piccolo spazio nell’animo, a volte troppo rigido, della nostra Polly la quale, trascorsi sei anni dal suo primo arrivo in città, si presenta come una fanciulla alle prese con la conquista di un suo posto nel mondo: lei vuole lavorare per essere indipendente e sogna , un domani, un matrimonio non di convenienza, ma solo di amore. Ancora una volta i suoi valori “fuori moda” saranno per lei la sua ancora di salvezza quando incontrerà le prime difficoltà lavorative per via del suo essere donna o quando si approccerà al mondo dei sentimenti. La sua presenza sarà invece ancora preziosa per la maturazione della frivola Fanny e dello scapestrato Tom , quando dovranno fare i conti con una nuova realtà : la povertà e il suo lato positivo. Di questo romanzo ho apprezzato la caratterizzazione accurata di ogni singolo personaggio. Ho adorato le piccole incursioni dell’autrice e la sua inedita presenza, in un piccolo cammeo, nelle vesti della famosa scrittrice Kate King e ho ammirato il suo coraggio nello sdoganare un altro volto dell’amore, attraverso i personaggi di Rebecca e Lizzie. Una lettura istruttiva soprattutto per un pubblico giovane che magari ha la possibilità di ricalibrare le proprie priorità!

Stelle: 4⭐️⭐️⭐️⭐️

VITTIME MAI DI VALERIA FONTE

Recensione a cura di Anna Maria.

Titolo: Vittime mai.
Autrice: Valeria Fonte.
Genere: Narrativa.
Pagine: 256.
Editore: De Agostini – 26 marzo 2024.
Formati disponibili:Kindle 9,99€/ Cartaceo 17,00€.
Trama:

https://www.amazon.it/gp/aw/d/B0CW1FTHF6/ref=tmm_kin_swatch_0?ie=UTF8&dib_tag=se&dib=eyJ2IjoiMSJ9.mkKiNIDrod_riWYUJneoVnpyKiBhIjE-9UtCI-gICLLvShJkX3m9Y_l4DB9qjAtBxOQpv8kHFRcp5JZpH_JLQLWDlybrm01ovy4zhzjlEBfQEfUec7MVfMM3PZX-IHjHNEAV9zJcoyjIJ_eZFARf_QrTX7FNJnea3QDuzoi8QCjyiwbWwgnqcvFvh3S-MB2acKMM7NXCKr8vwupLGEU1aQ.wsqGfB4EJLM6kMgFdWG9OfzN-5wRR6ii1abUBk4mZBU&qid=1712234209&sr=8-1

La Sicilia è raggi di sole, rumore delle onde del mare, profumo del mercato. Ma anche carne, ombra dentro le case e silenzi. Valerie cresce addestrata alla violenza, tra un padre poliziotto dalle emozioni disconnesse e una madre donna delle pulizie che quando picchia lo sa fare con metodo. Una vita qualsiasi, amiche qualsiasi, amori qualsiasi. Eppure, è nelle vite qualsiasi che succedono le cose brutte, quelle che si pensa capitino solo agli altri. Il corpo di Valerie – con la sua sessualità consapevole, sfacciata , sbagliata – diventa il teatro del potere di qualche altro. Scopre che in paese tutti sanno cosa le è successo – proprio brutto – lo scandalo – perché circola un video che testimonia ciò a cui lei non osa dare un nome. Alla comunità non importa cosa fanno gli uomini, che provocano tutti i mali a cui può essere assoggettata una donna. Sono loro le femmine, invece, ad avere la colpa di trovarsi nel posto sbagliato al momento sbagliato, sprovvedute e fautrici del loro stesso dolore. Quando viene spedita in un istituto per la salute mentale, Valerie sta per soccombere all’ autolesionismo a cui non sembra in grado di fuggire. Ma una telefonata cambia tutto: “Lo hanno fatto anche a me. Scusami, se non ti ho creduta”. E allora, insieme alle sue compagne di reclusione e di soprusi, osa dare voce a una domanda: che succederebbe se da domani facessimo agli uomini quello che loro fanno a noi? Se da domani iniziassimo a regolare i conti? In un sistema truccato, fatto dagli uomini per gli uomini, è giunto il momento che le donne si facciano giustizia da sole , affrancandosi dallo stigma della vittima. Se per farlo devono diventare delle assassine , che lo diventino. Se per farlo devono radere al suolo la società e ricostruirla pezzo dopo pezzo, che lo facciano. Noi siamo pronte a tutto, purché non ci siano mai più uomini impuniti e donne invendicate.Mai più compromessi. Mai più permessi. Dopo il successo del manuale di retorica ” Ne uccide più la lingua” , Valeria Fonte torna in libreria con un romanzo. Per raccontare con la sua penna affilata e il coraggio che ha solo chi sa di cosa parla, quello che finora non si poteva dire e nemmeno immaginare.

Giudizio:

“Se ogni donna puntasse a farsi temere, se ogni donna reagisse, se ogni donna instillasse nel suo seviziatore il dubbio che non la passerà liscia, allora argineremo il problema del patriarcato, fino a distruggerlo”. In queste parole scritte dall’autrice emerge chiaramente l’obiettivo che vuole raggiungere con questo suo romanzo: non permettere più che ci siano al mondo donne “vittime” di uomini che le reputano solo un involucro con cui trastullarsi e soddisfare i propri piaceri. La scrittrice scrive con cognizione di causa , avendo subito sulla sua pelle, il dolore e la vergogna di vedere le sue intimità violate e date in pasto alla morbosa curiosità di spettatori online. Ha pertanto trasferito la sua rabbia e il suo risentimento verso quel mondo maschile egoista e perverso in questa storia con la quale ha cercato, a mio avviso, di scuotere l’animo del suo lettore , di indurlo a una riflessione e soprattutto a una reazione al fine di interrompere un pregiudizio persistente, ancora oggi, che vede la donna un gradino sempre sotto l’uomo. Certo, si può magari reputare estrema o provocatoria la soluzione da lei proposta ,ma è di sicuro il suo tentativo di voler instillare in chi legge il desiderio di un impellente cambiamento, la necessità di attuare in qualche modo un “colpo di stato”.E se , un giorno , la vittima si tramutasse in carnefice? La storia di Valerie è quella di una giovane ventiduenne siciliana, nata e cresciuta all’interno di una famiglia che se all’esterno mostrava un quadro “controllato, civile, comune, ordinato”, non appena si varcava la linea sottile che separava il fuori dal dentro, ecco che la maschera cadeva e il quadro presentava tante sfumature grigie. Valerie si è sempre nutrita di violenza: sua madre, la donna che sfogava su di lei la sua depressione e la sua frustrazione, è stata “il suo più grande idolo legittimatore di violenza” e al contempo “la più grande insegnante di remissione”. A lei , forse, deve o non deve tutto ciò che poi ha fatto! Valerie ha subito preso coscienza che a stabilire le regole del mondo sono solo gli uomini, alle donne spettava solo remissività e accondiscendenza. Questo è l’insegnamento che le hanno inculcato sua nonna e sua madre! In questa ragazza inizia a germogliare il seme della ribellione, quando prende consapevolezza del suo corpo, comincia a conoscerlo meglio senza imbarazzo , senza senso di colpevolezza o di inadeguatezza. ” Scoprire il mio corpo come una bambina entusiasta che guarda l’erba, gli alberi e gli insetti in un parco non è stato spaventoso”. Tutto cambia però quando arrivano gli uomini! Tutto cambia quando fa sua comparsa D. : il suo amore “pulito” e ancora “ingenuo” poi divenuto il suo più spietato “carnefice”. È lui che ,vestiti i panni di “capo branco”, decide di usare in modo subdolo la sua disinibita sfrontatezza per farla cadere in trappola. È lui che decide di violare fisicamente e pubblicamente la sua intimità esponendola, come carne da macello, all’onta di uno scandalo, alla perversa curiosità del mondo e alla rabbia incontenibile della sua famiglia “onorata”. È per colpa di D. che Valerie tocca per mano il sapore amaro del dolore, della vergogna e della consapevolezza di come l’essere donna ti renda , agli occhi del mondo maschile, sempre “complice” e quindi “colpevole”, ma mai una “vittima”. Ed è sempre per colpa di D. se suo padre – poliziotto , colui che in casa ha sempre avuto il ruolo di predisporre un ambiente di controllo omertoso si trasforma nel “risolutore di situazioni intricate” decidendo di cancellare quella “macchia” di vergogna e spedendola in un istituto di sanità mentale assieme ad altre “reiette” come lei. Ed è in questo luogo di disperazione e di ingiustizia che Valerie, “la visitatrice di razza umana” comprende di non essere sola e di come dietro ogni donna “rotta” vi è sempre l’abuso di un uomo. Ed è qui, dopo una telefonata scioccante, che matura il desiderio di una giustizia “punitiva” : non desidera essere “sepolta” , “dimenticata” o altresì “ricordato il suo nome come quello della “peccatrice”e non il nome dei suoi tre più uno. Ha intenzione di trasformarsi in una “libellula” e usare il suo odio come l’arma più letale. Valerie vuole sovvertire le regole del mondo per non permettere più a nessuna donna di restare “invendicata”. Ma quale sarà il prezzo della sua “rivoluzione”? Una storia cruda spietata e dissacrante. Una protagonista che, nonostante le sue scelte estreme, incarna in fondo ogni donna desiderosa di ricevere un “abbraccio” e di poter amare e essere amata davvero, senza che più nessuno la veda solo come “oggetto” di piacere, un trofeo da esibire o una merce da offrire al pubblico ludibrio. Una lettura che, nonostante tutto, ha il potere di scioccare , di colpire duro e di sollevare interrogativi!

Stelle:4⭐️⭐️⭐️⭐️

MA C’È IL CAFFÈ DOPO LA MORTE? DI MARINA VISNEVECKAJA

Recensione a cura di Anna Maria.

Titolo: Ma c’è il caffè dopo la morte?
Autrice: Marina Višneveckaya.
Genere: Narrativa.
Pagine: 218.
Editore:Queen Kristianka Edizioni – 3 febbraio 2024.
Formato disponibile: Cartaceo 15,00€.
Trama:

https://www.amazon.it/caff%C3%A8-morte-Cinque-storie-unintervista/dp/B0CTWM3JLT/ref=mp_s_a_1_1?crid=25ZBSM26MG43I&dib=eyJ2IjoiMSJ9.76wtiWXSOuM-Kp2d3EPDnjJT0QfD4NTeKnp3dP57L3Y.QjeB8L9bBtX3C2y99DG6MciJtvy6b7KCTIBX2SoTC34&dib_tag=se&keywords=ma+c%27e+il+caffe+dopo+la+morte%3F&qid=1709208033&sprefix=ma+c%27e+il+caffe+dopo+la+morte+%2Caps%2C233&sr=8-1

Se è vero che ogni donna è un mondo, allora questo libro è un attraversamento della galassia femminile. Nelle profondità della sua anima, nelle nevrosi di tutti i giorni e nelle rivelazioni improvvise che danno senso alla sua vita. Anzi, alla loro vita: delle cinque protagoniste del libro, tutte diverse, tutte inaspettate , raccontate con geniale leggerezza e ironia come solo una grandissima scrittrice può fare. Il libro è tradotto da Marilena Rea, che ha fatto conoscere la scrittrice russo – ucraina in Italia per la prima volta, dando alle stampe nel 2020 il suo capolavoro “Per tentativi” e nel 2021 il suo romanzo fantasy “C’era una volta Jaga” ; è inoltre impreziosito da una intervista esclusiva rilasciata in occasione di questa pubblicazione.

Giudizio:

Marilena Rea , colei che si è occupata della traduzione in italiano di questo libro, lo definisce ” un concentrato di interrogativi perplessi, di denuncia, di divertimento, spalmato in cinque storie, l’una diversa dall’altra, eppure accomunate da un chiaro filo conduttore: la protagonista è la donna e l’immagine di sé, in quanto corpo, madre , figlia, moglie”. Non poteva trovare parole più esaustive per riassumere quanto è custodito in queste pagine, scritte da un’autrice russo- ucraina, come Marina Višneveckaya, la quale nella intervista posta a chiusura del libro, oltre a fare conoscere un po’ di sé, della sua vita e esperienza professionale, chiarisce il modo in cui sono nate le cinque protagoniste di questi racconti e il perché ha sentito l’esigenza di raccontarle. “Io penso che ogni persona abbia una melodia, che è unica e che la inserisce nella sinfonia dell’ universo. Spetta allo scrittore ascoltare e incarnare quella melodia unica”. Ed è proprio ciò che ha fatto l’autrice ha trasposto in parole le sensazioni o le impressioni che le ha lasciato un incontro o un racconto. Tosja , la protagonista di “Di mattina i passeri” è nata , a quanto pare, dall’incontro casuale su un filobus con una donna indigente da cui la scrittrice è rimasta colpita dal contrasto tra la delicatezza e la luce dei suoi occhi azzurri con la drammaticità della sua storia. Quella di una donna costretta dal marito a vendere il suo corpo , quel corpo che all’età di trentaquattro anni era giunto a maturazione e che ricordava una “bianca mela cavilla”. Quel corpo che è l’oggetto con cui si sollazzano i suoi sudici clienti o col quale si sono soddisfatti tutti gli uomini in cui lei ha riposto un barlume di ingenua fantasia, ma che l’hanno solo usata e poi accantonata , come un’immondizia. Tosja non è però solo il suo corpo, ma è soprattutto una madre, che però è stata costretta a rinunciare ai suoi figli, come la piccola Masa che attende le sue visite e che continua ad essere il solo motivo per andare avanti. Ma , proprio quando sta per toccare il fondo, ancora una volta, ecco che qualcuno lassù le indica una nuova luce per non smarrire la via. Altrettanto emblematica , nonché simbolica della condizione femminile dell’epoca, è invece la storia di Vera, la protagonista del racconto che è il titolo del romanzo stesso, una donna che all’età di sessant’anni si ritrova a fare un amaro bilancio della sua esistenza. Vera ha dovuto fare i conti con la sua bellezza che è stata in qualche modo la sua “condanna” , il motivo dietro il quale giustificava la sua ossessione e la sua gelosia il marito, quell’uomo di cui all’inizio le era piaciuto tutto: la cortesia, l’altezza, la serietà e persino quella malformazione alla mano sinistra che gli conferiva l’aria da eroe, proprio come suo padre. Per Tosja , il padre , scomparso all’improvviso dalla sua vita e del quale ha atteso speranzosa il ritorno, è il solo uomo che l’ha amata davvero, il solo che l’avrebbe protetta e non violata, umiliata e privata di tutto, come hanno fatto gli altri. “Lei non esiste più: né lei , né la sua vita, né la sua bellezza, né la sua realtà. Dannazione, niente di niente”. Una consapevolezza dolorosa, quella a cui giunge la protagonista la quale, forse, solo alla fine del suo viaggio nei ricordi, riesce a conquistare la pace che ha sempre anelato. Ed è forse questo il filo conduttore che unisce tutte le cinque storie, ovvero il prendere coscienza di sé, di ciò che si è e di ciò che si è stati. Come fa la giovane Julia, alle prese con le sue prime esperienze sessuali, che le lasciano struggimento ,dolore e spaesamento o come Sasa, la protagonista di “Vedere un albero” la cui misteriosa scomparsa delle ceneri della madre la mette dinanzi a una inaspettata rivelazione, facendo cadere ad una ad una tutte le congetture fatte su quello scarabocchio che si era arrogato il diritto di appropriarsi di qualcosa di suo. O cosa dire su invece Lidija, l’anziana donna rimasta imprigionata del suo passato, proprio come quella preziosa cornice d’argento della nonna, tanto da non riuscire a comprendere le bizzarre mode giovanili? La comparsa nella sua solitaria vita di una giovane affittuaria di poche parole, con lo sguardo perso e con quelle “due sanguisughe artificiali li tappano entrambe le orecchie: gli auricolari perenni”, diventano per lei un motivo di cui lamentarsi, parlare , impicciarsi o addirittura preoccuparsi. Katia ” Era così viva , armonica per quanto piccolina” è l’input per Lidija di prendere coscienza di una vita di solitudine e popolata da nebulosi ricordi. Cinque storie, cinque piccoli quadri quotidiani ,descritti in modo dettagliato, drammatico, veritiero e con qualche spruzzata di pungente ironia. Cinque racconti che parlano di donne, segnate dalla vita, dagli eventi e dalle loro scelte!

Stelle: 4⭐️⭐️⭐️⭐️

NELLA VALIGIA DI SIGMUND FREUD DI ALESSANDRA FALASCONI

Recensione a cura di Anna Maria.

Titolo: Nella valigia di Sigmund Freud.
Autrice: Alessandra Falasconi.
Genere : Narrativa.
Pagine: 148.
Editore: Queen Kristianka Edizioni – 10 marzo 2023.
Formato disponibile: Cartaceo 11,40€.
Trama:

https://www.amazon.it/Nella-valigia-Sigmund-Alessandra-Falasconi/dp/B0BX8XSCRH/ref=mp_s_a_1_1?crid=G7LUGEV6LUVZ&dib=eyJ2IjoiMSJ9.i7qEPZf-p6jH5Yrbe0w3gQ.KHMfsnMhUvpP5JPDnVYiMGqLxoXgnXkkthUMbHusVhU&dib_tag=se&keywords=nella+valigia+di+sigmund&qid=1709207437&sprefix=nella+valigia+di+sigmound+%2Caps%2C245&sr=8-1

Un inaspettato viaggio nelle pieghe della vita personale di Freud: cani, carte, planisferi, statuine, tutto un microcosmo oggettuale che ci rivela le più piccole manie e le grandi intuizioni del padre della psicoanalisi. Un libro che inaugura la collana “Nella valigia di..” per raccontare le storie dei grandi del passato attraverso l’insolita prospettiva di ciò che troveremmo nella loro valigia. Prefazione di Paolo Cruciani.

Giudizio:

Alessandra Falasconi ha deciso di offrire al suo lettore una chiave diversa attraverso cui conoscere meglio, soddisfare alcune curiosità o addirittura scoprire qualcosa di insolito su colui che è considerato il padre della psicoanalisi: Sigmund Freud. La scelta “particolare” di raccontare Freud attraverso degli oggetti della vita quotidiana può apparire alquanto bizzarra ma, come precisa lo stesso Paolo Cruciani nella sua prefazione, tutto sta nel considerare l’oggetto, non una cosa inanimata, bensì come una parte del nostro mondo, espressione della gamma infinita di relazioni che ognuno di noi può instaurare con esso. Ogni oggetto può essere il mezzo per risvegliare ricordi , pensieri , paure oppure può divenire rivelatore “latente” di patologie che si nascondono nei meandri della psiche. Gli oggetti possono dunque essere custodi del nostro Sé e possono assumere una valenza diversa a seconda della relazione o proiezione che ognuno di noi stabilisce con essi. Sulla base di questa “relazione oggettuale” , divenuto il paradigma recente nella storia del pensiero psicoanalitico, Alessandra Falasconi ha scelto alcuni oggetti della vita quotidiana non solo per delineare aspetti del suo carattere, dell’evoluzione del suo pensiero, ma anche per collegarli all’analisi di specifici casi clinici , ad essi pertinenti. Ad esempio, un comune bastone da montagna, con il quale è stato ritratto Freud in una foto risalente al 1905 ci consente di rivelare non solo la passione che egli nutriva per la stessa, ma anche la simbologia ad essa attribuita. La passeggiata da compiere per arrivare alla meta sta a indicare il percorso di analisi da percorrere; al pari le comuni attività di ascesa o di arrampicata possono essere equiparate a una autoaffermazione personale o ad un allontanamento dalle proprie certezze o origini. Per Freud , la vetta è rappresentata dalla città di Roma, che aveva sempre voluto visitare ma che, proprio come il suo eroe Annibale, non era riuscito a soddisfare questo suo desiderio adolescenziale se non in fase adulta e precisamente solo dopo la morte del padre. In tale evento si può scorgere quello che l’autrice definisce una sorta di “ardire omicida” , ovvero un desiderio di superare il padre che si può avverare solo dopo la morte. In psicoanalisi il padre ha il ruolo di legge e limite, ma non inteso solo come un ostacolo, bensì come un confine da oltrepassare , conservando la propria eredità. Sempre al padre è legato un oggetto e un ricordo della vita Freud : i libri. Suo padre , quando lui aveva cinque anni, consegnò a lui e a sua sorella un reportage di un viaggio in Persia e incoraggiò loro a strappare le pagine. In tale gesto, a primo acchito originale , si nasconde invece il consiglio paterno di usare il libro come mezzo, da cui ricavare qualcosa di utile. Freud ha senz’altro fatto suo questo suggerimento, trasformando la sua passione per la lettura in una biblioteca immensa, lasciata in eredità a sua figlia. Unico rammarico che si scopre aver turbato l’animo di quest’uomo che si definiva non uno scienziato o un pensatore, ma un “conquistador per temperamento” è il non veder mai riconosciuto il suo lavoro con il Nobel, ma solo con il Premio Goethe, una sorta di consacrazione parziale, un riconoscimento conferitogli in età avanzata e forse per via del suo stato di salute. Altro oggetto che serve a mettere in luce un altro aspetto insolito della sua quotidianità, ma anche rivelatore del suo pensiero è la sua raccolta di statuine, una collezione di migliaia di statuine egizie, greche , cinesi, che richiese parecchi sacrifici economici. Questa ricca collezione andava a completare non l’arredo classico e borghese della sua casa, ma solo il suo studio di consultazione. La loro disposizione non secondo un ordine specifico, ma del tutto singolare probabilmente custodisce un criterio soggiacente , ma di cui ancora oggi sfugge il senso. Anche il nostro inconscio può considerarsi come una raccolta disparata di oggetti, appartenenti a varie epoche, accatastati l’uno accanto all’altro “come in uno stipato mercatino di articoli vintage”, i quali possono riaffiorare in modo disordinato , senza un nesso e senza censura. Proprio, come fa Freud, quando raccoglie nel suo museo oggetti di diverso valore storico senza alcuna censura e selezione . La sua indagine psicoanalitica è stata definita “un’archeologia della mente” volta al diseppellimento degli oggetti inconsci del passato rimosso e all’ emersione di una verità storica. Ma esiste davvero una sola verità storica? Oppure esiste solo la costruzione di un rapporto di fiducia tra due menti: quella dell’analista e quella del paziente. Un illuminante e complesso viaggio alla scoperta di Freud , della sua scienza, ma anche delle varie dinamiche che si innescano nella mente umana.

Stelle: 4⭐️⭐️⭐️⭐️

NON È UN LAVORO PER RAGAZZA DI SAKURABA KAZUKI

Recensione a cura di Anna Maria.

Titolo: Non è un lavoro per ragazze.
Autore: Sakuraba Kazuki.
Genere: Narrativa.
Pagine: 184.
Editore: Edizioni E/O – 31 maggio 2023.
Formati disponibili:Kindle 11,99€/ Cartaceo 17,10€.
Trama:

https://www.amazon.it/gp/aw/d/B0BZZVSXKP/ref=tmm_kin_swatch_0?ie=UTF8&dib_tag=se&dib=eyJ2IjoiMSJ9.W3nY6zSixR4bAsyZYBqWQ7HrhulrAsHRDWTpPBbwbOJIYkRqTdYaShYm8VAUhuVsX0J99ns-iTxgeR848MsVk1dVPl3Ejrs_qevWHDvGgdOaycNPIWe7tLfFRFROzWp6Ixsdcy2KGyK-_-PWjp6rmA.HY65jrQYhcMZP7lmbDUDYux7Z5W-lGmONXEf3kfsxzo&qid=1705185833&sr=8-1

Ōnishi Aoi e Miyanoshita Shizuka sono due tredicenni che frequentano la seconda media. Abitano in un’isola nella prefettura di Yamaguchi, un luogo isolato, che rende le loro vite quotidiane monotone e ripetitive. Ma se a scuola appaiono entrambe come due normalissime teenager alle prese con libri e videogiochi, nella vita nascondono ferite profonde. Soprattutto Aoi: il patrigno è un ubriacone che preferisce rubarle dal portafogli i soldi guadagnati col lavoretto estivo anziché cercarsi un impiego tutto suo, e trascorre le proprie giornate bevendo e trattando male la figliastra. Aoi vorrebbe sbarazzarsi di lui e l’occasione si presenta quando Shizuka le confessa di poterla aiutare. Ma una volta aiutata l’amica nell’omicidio, Shizuka le chiederà il medesimo favore in cambio.

Giudizio:

“Dopo averci riflettuto molto sono giunta alla conclusione che quello dell’assassina non è un lavoro per ragazze”. Queste parole sconcertanti , pronunciate dalla voce narrante di questa storia, nonché da una delle due protagoniste non lasciano alcun dubbio su quanto andremo a leggere. Un romanzo, ambientato in una piccola isola giapponese della prefettura di Yamaguchi, che narra dell’inquietante patto criminale siglato tra due ragazzine di tredici anni le quali hanno una cosa in comune : custodiscono entrambe un “uomo delle caverne” interiore, che tengono sopito, silenzioso e paralizzato dinanzi al dolore. Due ragazzine che hanno imparato ad usare dei stratagemmi per passare inosservate e soprattutto per non mostrare agli altri la propria “sfortuna”. Ma, quando e perché queste due ragazzine, all’apparenza simili ai loro coetanei, decidono di trasformarsi in assassine? Ōnishi Aoi è colei che ci permette di addentrarci nei suoi pensieri e di cercare di comprendere le ragioni di ciò che la spinge in due occasioni a sporcare di sangue le sue mani “innocenti”. Ōnishi Aoi trascorre la sua vita monotona e ripetitiva in quella piccola isola priva di attrattive e popolata in gran parte da anziani. Le sue uniche distrazioni sono le uscite con le sue compagne di scuola delle medie e il giocare ai videogiochi con il suo amico “speciale” , quello che ultimamente le provoca un leggero batticuore e il solo col quale riesce a lasciarsi andare, perché comprende meglio di tutti la sua situazione familiare: Tanaka Sōta. All’esterno Aoi fa di tutto per apparire una ragazza solare e chiacchierona, ma la sua è una fragile pantomima che si sgretola velocemente, non appena varca la soglia di casa e avverte il ronfare fastidioso e il rivoltante odore di alcol provenire dalla camera in cui si rintana il “mostro”. A livello sociale, il suo patrigno rappresenta un uomo coraggioso, nonché il suo tutore legale; ma per lei è solo un “mostro” la cui puzza di alcol le ricorda un dolce andato a male. Eppure, non è stato sempre così, le era sembrato, quando sua madre lo aveva fatto entrare nelle loro vite, un uomo gentile, ma tutto è cambiato quando a seguito di un incidente ha smesso di lavorare, preferendo insudiciare il proprio corpo con l’alcol e trascorrere le giornate nell’ozio. Il desiderio di non ritrovarlo più in quella casa in cui fatica spesso a voler tornare diventa sempre più grande, ma di certo Aoi non può lontanamente immaginare che ci sia qualcuno che può esaudire il suo desiderio. La sua quotidianità subisce una irrimediabile svolta durante le vacanze estive, quando fa la conoscenza con Miyanoshita Shizuka, quella che conosce come la bibliotecaria e che col suo caschetto corto, la montatura metallica dei suoi occhiali e la divisa della scuola di solito passa inosservata, mentre fuori scuola il suo abbigliamento nero e stravagante che le ricorda un manga di fantascienza , le conferisce un’aria sinistra. È lei, la nipote del signor Amimoto, un “riccastro” sull’isola, che pare convivere assieme al cugino a fornirle i modi in cui sbarazzarsi finalmente del mostro senza che qualcuno possa risalire al vero responsabile dell’omicidio. “Così io, Ōnishi , mi sono rassegnata al mio destino. Ho seguito la corrente come travolta da una cascata impetuosa”. Questi i primi pensieri che assalgono la mente di Aoi , quel giorno di estate, in cui all’ennesima scenata di follia del suo patrigno porta a termine il suo piano aiutata dalla sua nuova amica, quella che diventa da quel momento la sola custode del suo terribile segreto e “la mia unica, vera , fonte di terrore”. Perché anche Shizuka aveva qualcuno che voleva uccidere e presto le avrebbe chiesto di ricambiare il favore! Nonostante la vicinanza di Shizuka le appaia “tossica” e le dia la sinistra sensazione di giocare a un gioco molto pericoloso in bilico tra questo e l’altro mondo, Aoi non riesce a spezzare quel legame con quella ragazzina, circondata da un’aurea strana che si rivela , come lei, debole e vulnerabile, ma all’occorrenza in grado di emanare una forza sinistra. Ma chi è davvero Shizuka? Quale è la storia che si porta dietro? Dinanzi alle sconcertanti rivelazioni dell’amica, Aoi sarà capace, ancora una volta, di oltrepassare i confini di quella linea sottile tra bene e male? La lettura di questo breve romanzo mi ha da un lato tenuta inchiodata alle sue pagine che ho letteralmente divorato e dall’altro è stata capace di smuovere dentro di me una serie di sensazioni in contrasto tra loro: sconcerto e compassione; disapprovazione e comprensione. Un finale che mi ha lasciato a bocca aperta, facendomi pensare che, forse, l’uomo delle caverne di Aoi ha deciso di uscire fuori dalla grotta e smettere di vivere nell’ombra e di nascondere la propria infelicità!

Stelle: 4⭐️⭐️⭐️⭐️