LADY TAN E IL CIRCOLO DEI FIORI DI LOTO DI LISA SEE

Recensione a cura di Anna Maria.

Titolo: Lady Tan e il circolo dei fiori di loto.
Autrice: Lisa See.
Genere: Narrativa storica.
Pagine: 420.
Editore: Longanesi – 27 febbraio 2024.
Formati disponibili:Kindle 9,99€/ Cartaceo 20,90€.
Trama:

https://www.amazon.it/Lady-Tan-circolo-fiori-loto-ebook/dp/B0CST1HPQW/ref=mp_s_a_1_1?crid=1X24WBLN4OWBY&dib=eyJ2IjoiMSJ9.IvUwilpok3iLZGYP_4Bcl1i4glCAM8TwUJLGr6gtbdAVHqiWruYDcuQG6rfp2n8a.iwvC-BRRYKCWR_0BFWd5_WOc1gumqGPHrD3lri55884&dib_tag=se&keywords=lady+tan+e+il+circolo+dei+fiori+di+loto&qid=1713819750&sprefix=lady+tan%2Caps%2C118&sr=8-1

Cina, XV secolo. Secondo Confucio, “una donna istruita è una donna senza valore”, ma Tan Yunxian non è d’accordo. Rimasta senza la madre , fin da bambina le vengono insegnati dai nonni i pilastri della medicina cinese, i Quattro Esami – guardare, chiedere e ascoltare, annusare e toccare, sentire il polso – un approccio che un medico di uomo non può mai mettere in atto con una paziente donna perché la tradizione lo vieta, giudicandolo sconveniente. E così ci sono donne che devono curare altre donne, come Meiling , promettente levatrice che conosce la consistenza dei corpi e la viscosità del sangue: per lei toccare è prassi quotidiana, ma per un medico è riprovevole. Yunxian e Meiling si scambiano nozioni e rimedi, diventano amiche e giurano che condivideranno gioie e battaglie. “Niente fango, niente loto”, si dicono : dalle avversità può sbocciare la bellezza. Ma poi Yunxian è costretta a sposarsi e tutto quello che ha costruito sembra franare. Tutto quello che ha imparato sembra dover essere dimenticato, ora che è una moglie. Ma il suo desiderio di curare, di aiutare donne e ragazze di ogni ceto sociale è più forte persino della tradizione, alla quale si ribella. Con l’aiuto di Meiling, Yunxian si spingerà così dove nessuna donna cinese era mai arrivata, contribuendo in modo indelebile al progresso della medicina. Ispirato alla vita straordinaria della prima donna medico cinese, Lady Tan e il circolo dei fiori di loto è una storia avvincente di donne che aiutano altre donne.

Giudizio:

Diversi sono stati i motivi che mi hanno spinta a leggere questo romanzo! In primis, è ambientato in Cina, un paese che da sempre mi affascina per la sua cultura, le sue rigide tradizioni e le sue affascinanti leggende. Lo scoprire , poi, che la storia è ispirata alla vita della prima donna medico cinese la quale ha , con coraggio e dedizione, messo a disposizione delle donne le sue conoscenze sfidando le rigide convenzioni del suo tempo, ha accresciuto ancora di più la mia curiosità. Tan Yunxian, il cui nome significava Virtù reale, apparteneva ad una famiglia che da generazioni operava in campo medico, ma suo padre aveva deciso di intraprendere un altra strada, quella di “studioso imperiale” . Decise di occuparsi delle donne “perché condivideva le privazioni e le gioie legate a ciò che significa essere una donna su questa terra”. ” Ricorda sempre il tuo posto nel mondo. Seguendo queste regole, ti affermerai come una persona coscienziosa e degna di rispetto “. Questo è uno dei preziosi consigli che le diede sua madre, Degna di Rispetto, la quale si prodigò per impartirle una rigida educazione cosicché fosse sin da subito consapevole dei suoi futuri doveri di moglie e madre e di quali sacrifici e dolori dovesse sopportare, in silenzio, una donna pur di compiacere il proprio uomo. Yunxian imparò subito come le donne, al pari delle bestie, erano considerate una proprietà dell’uomo che poteva decidere di venderle o di acquistarle , come era accaduto alla concubina Zhao, che aveva dato a suo padre il figlio maschio desiderato o come era invece capitato alla sua ancella Papavero, facente parte ormai della sua dote, al pari di un oggetto. Ma fu la morte improvvisa di sua madre a farle apprendere la sua prima importante lezione, ovvero di come “È dieci volte più difficile curare una donna che un uomo” a causa della proibizione dei medici uomini di avvicinarsi o di toccare una paziente donna. “Avrei dovuto essere di più: una discendente per cui valesse la pena di vivere. O avere la capacità di fare di più per aiutarla”. Questo primo evento luttuoso fece germogliare in lei un piccolo seme di ribellione misto ad impotenza, che ebbe modo di trovare terreno fertile quando, dopo tale scomparsa, dovette trasferirsi a casa dei suoi nonni materni . Ed è qui che fu presa sotto la preziosa ala protettiva di nonna Ru la quale intravide subito in lei la capacità di apprendere le fondamenta basilari della medicina cinese – guardare, chiedere e ascoltare, annusare e sentire il polso – che le sarebbero state utili per curare le donne. Ai suoi tempi, il primo scopo di uno donna era quello di dare alla luce un figlio, possibilmente maschio, ma ogni gravidanza era una questione di vita e di morte. Ed era fondamentale poter contare su donne “medico” che potessero non solo preservare la vita della donna ma anche quella del nascituro. Fu sempre grazie a sua nonna se nella vita della giovane Yunxian entrò colei che sarebbe divenuta la sua amica, la sua spalla e la sua confidente: Meiling, la figlia di una levatrice, ovvero colei che aveva il permesso di avere contatto con il sangue, allora considerato una sostanza corruttibile, ma anche quella che “comandava” il destino di una donna. Un’amicizia, quella che si creò tra queste due ragazze, tutte due nate nell’anno del Serpente, tutte due destinate a mettersi a disposizione degli altri, ma con due vite differenti per rango sociale. Un legame, che ebbe un primo strappo, quando Yunxian, giunta ai cosiddetti “giorni dei Fermagli” , ovvero al momento in cui era pronta per il matrimonio, dovette abbandonare casa dei nonni e trasferirsi in quella di suo marito, Maoren, accettando non solo di calarsi nel perfetto ruolo di moglie ma anche di obbedire al volere di sua suocera, che le proibì sin da subito di continuare ad esercitare la professione medica. Il senso di solitudine e di oppressione , unito alla frustrazione di non essere riuscita inizialmente a dare a suo marito un erede maschio , furono ferite che riuscì a sopportare ma non quella di rinunciare a ciò che era , ovvero un “medico”, e pertanto ripromise a se stessa che avrebbe continuato a mettere in pratica le sue capacità, pur se di nascosto e pur se confinate entro le mura del palazzo. In questa sua missione sarà coadiuvata dalla sua Meiling, colei che riuscirà sempre col suo cuore a salvarla dalle sue carenze fisiche ed emotive. Nella sua lunga vita non le saranno risparmiati dolori e delusioni , ma Yunxian terrà sempre a mente un antico detto: Niente fango, niente loto ” ovvero dalle difficoltà può sempre scaturire qualcosa di buono! La storia incredibile di una società di antiche tradizioni ma anche di aberranti contraddizioni e di una donna che ha cercato di imporre il suo valore per aiutare le altre donne!

Stelle: 5⭐️⭐️⭐️⭐️⭐️

BRUCIA TUTTE LE MIE LETTERE DI ALEX SCHULMAN

Recensione a cura di Anna Maria.

Titolo: Brucia tutte le mie lettere.
Autore: Alex Schulman.
Genere: Narrativa storica.
Pagine: 205.
Editore: Mondadori – 26 marzo 2024.
Formati disponibili:Kindle 9,99€/ Cartaceo: 18,52€.
Trama:

https://www.amazon.it/Brucia-tutte-lettere-Alex-Schulman-ebook/dp/B0CW1KG3MP/ref=mp_s_a_1_1?crid=XV8CVJDSRGBR&dib=eyJ2IjoiMSJ9.fnuidVmFRjyNrCwuWNmblA.YjBlSqTqWFJpG5Gakz0TNTXUbtd4CK4bU-Lr70RGi-Q&dib_tag=se&keywords=brucia+tutte+le+mie+lettere&qid=1711823050&sprefix=brucia+tut%2Caps%2C114&sr=8-1

Svezia, estate 1932. Karin, una giovane di ventiquattro anni, si innamora follemente di Olof , un promettente scrittore. Ma c’è un ostacolo insormontabile: Karin è sposata con Sven Stolpe, un autore di grandissima fama ma dal carattere crudele e autoritario. La sua relazione con Olof scuote le fondamenta della sua vita, portandola a confrontarsi con la decisione più difficile: lasciare il marito per inseguire una nuova vita con l’uomo che ama. Ottantasei anni dopo, Alex Schulman, autore affermato e padre di tre figli, si trova alle prese con una profonda e preoccupante rabbia interna. Questo sentimento mina il rapporto con la sua famiglia, incutendo timore nei figli e creando una frattura sempre più profonda con la moglie. Durante una seduta di psicoterapia, Alex si rende conto che questa rabbia ha radici antiche e deriva principalmente da suo nonno Sven . Spaventato dall’idea di poter diventare come lui, e determinato a spezzare il ciclo di violenza familiare, inizia un viaggio emotivo alla ricerca di risposte. Nel corso della sua indagine scopre la relazione segreta che sua nonna Karin aveva con Olof Lagergrantz, un legame intenso che ha influenzato profondamente sul resto della sua famiglia. La scoperta di questa storia d’amore porta Alex a un momento cruciale della sua infanzia: nell’inverno del 1988 , durante un innocente gioco a casa dei nonni, aveva trovato una pila di lettere che aveva scosso la sua famiglia per sempre. L’amore tra Karin e Olof non era finito nel 1932 come Sven aveva creduto a lungo? E cosa è successo davvero nel terribile incidente d’auto che era quasi costato la vita a Karin e Sven? Brucia tutte le mie lettere è un romanzo su ciò che sarebbe potuto essere, ma anche sulla vita che si è realizzata. Attraverso tre linee temporali distinte, intrecciate con grande raffinatezza, Alex Schulman offre uno sguardo penetrante sulla complessità delle relazioni umane e sulla resilienza dell’amore.

Giudizio:

“Voglio capire meglio l’oscurità che mi porto dentro e che sta rovinando il rapporto con la mia famiglia”. Questa è la drammatica consapevolezza a cui giunge Alex Schulman, un autore di successo, dopo l’ennesima lite con sua moglie e dopo aver visto il terrore negli occhi dei suoi figli. È la presa di coscienza di custodire da sempre, dentro di sé, un odio che esplode all’improvviso e che non si limita ad avvelenare solo lui , ma anche i suoi familiari. Lo constata amaramente dal modo di reagire dei suoi figli, da come decifravano ogni situazione e attendevano di vedere la sua reazione. “Loro non reagivano al mondo, reagivano a me, che reagivo al mondo”. Per questo, ha capito che forse è arrivato il momento di fare qualcosa, di scavare nel profondo del suo io per risalire alla fonte che ha generato questo suo odio: deve farlo prima che tutto quello che ha intorno vada in frantumi e scompaia! Durante l’ennesima seduta terapeutica, ha una sorta di folgorazione, quando ha modo di osservare il suo genogramma familiare, uno strano groviglio di nomi , di date , di eventi, che diventa sempre più caotico nel lato materno: un campo di battaglia, un garbuglio di linee frastagliate segnate da litigi , separazioni e odio, tramandato di generazione in generazione. In quel foglio nutre la speranza di riuscire a trovare la chiave che lo aiuti a spiegare i suoi comportamenti: tutti i conflitti che infuriavano da sempre tra i familiari materni convergevano verso un’unica figura, quella di suo nonno Sven Stolpe! Quell’uomo, uno degli uomini più colti della Svezia, lo scrittore che aveva rivoluzionato la critica letteraria svedese con il suo romanzo e il cui titolo era diventato una frase celebre “Aspettando la morte in sala d’attesa”, era sempre stato per lui sia una figura affascinante e magnetica, ma al contempo un’ombra ingombrante della sua infanzia , “non c’era mai per davvero, eppure era sempre lì, una presenza sinistra nella stanza accanto”. Alex ha infatti modo di constatare, in quel momento, come egli non ha fino ad allora letto nulla di suo nonno, ma lui è sempre stato solo “una leggenda vivente, una persona da definire, inquadrare e riassumere tramite il racconto degli episodi più sbalorditivi della sua vita”. Ciò che ricorda è infatti il frutto degli aneddoti che gli vennero raccontati o il mosaico confuso dei suoi ricordi di infanzia. Ciò che rammenta , delle sue visite dai nonni, è l’immagine di un nonno che incuteva soggezione e timore , che mal tollerava la trasgressione alle sue regole e che si comportava in modo autoritario e violento verso colei che gli era sempre stata accanto, nonostante tutto, muta e sottomessa, quasi a dover espiare una colpa inimmaginabile: sua nonna Karin. La stessa donna che nel famoso incidente con la Chrysler che li aveva visti coinvolti, aveva riportato sul corpo orribili cicatrici , forse il promemoria indelebile della fine delle sue illusioni. La sconcertante presa di coscienza di come Sven Stolpe fosse la fonte di tutto il veleno che aveva portato i suoi figli e lui compreso a odiarsi e a odiare il mondo va di pari passo con la crescente curiosità di scavare più a fondo per comprendere cosa o chi magari avesse innescato questa “bomba” emotiva in suo nonno. La lettura della sua mastodontica produzione letteraria fa pian piano emergere “una ferita aperta” in una lontana estate del 1932 e un ritratto ossessivo di una donna frivola e fedifraga, che pare essere la costante di tutte le sue storie. Forse suo nonno aveva trovato nella scrittura il modo per elaborare un trauma , per liberarsi di un dolore e per sfogare il suo risentimento verso chi lo aveva tradito. Ed è così che Alex Schulman inizia a ricollegare tutti i pezzi di un quadro doloroso, che ha come protagonisti principali due uomini, Sven Stolpe e Olof Lagercrantz, che diventano nemici feroci e che si contendono il cuore di una donna:Karin Stolpe, una donna che ha dovuto rassegnarsi a dire addio alle sue speranze di poter essere sé stessa e ad un amore proibito custodito gelosamente in ventitré lettere. Queste hanno rappresentato per sua nonna Karin “la terra che non c’è”, ovvero il mondo che non ha mai potuto avere, oltre che la sola luce nella sua vita avvolta dalle tenebre di Sven Stolpe, quelle che neppure con la sua morte erano svanite , ma avevano continuato a instillare odio e terrore. Quello intrapreso dal protagonista è dunque un viaggio nelle profondità di un dolore e di una rabbia che ha radici lontane e che sente il dovere di interrompere per scrivere l’inizio di una storia diversa. È il racconto senza filtri ,seppur romanzato, di persone realmente esistite , segnate da traumi mai superati e da un risentimento deleterio. Ma è soprattutto la storia di un amore mai vissuto, fino in fondo, ma celato tra le appassionate parole di alcune lettere, che non sono mai state bruciate!

Stelle: 4⭐️⭐️⭐️⭐️

L’UOMO CHE SALVO’ LA MUSICA DALL’INFERNO DI MAKANA EYRE

Recensione a cura di Anna Maria.

Titolo: L’uomo che salvò la musica dall’inferno.
Autore: Makana Eyre.
Genere: Narrativa storica.
Pagine: 377.
Editore: Newton Compton Editori – 23 gennaio 2024.
Formati disponibili:Kindle 4,99€/ Cartaceo 12,26€.
Trama:

https://www.amazon.it/Luomo-che-salv%C3%B2-musica-dallinferno-ebook/dp/B0CQ79NNBQ/ref=mp_s_a_1_1?crid=HZHQ7CIHEOSU&keywords=l%27uomo+che+salv%C3%B2+la+musica+dall%27inferno&qid=1706822978&sprefix=l%27uomo+che+sal%2Caps%2C249&sr=8-1

L’incredibile storia di come la musica ha ridato speranza ai prigionieri nei campi di concentramento. In una fredda notte di ottobre del 1942 , le guardie del campo di concentramento di Sanchsenhausen sorprendono un gruppo di prigionieri ebrei radunati in segreto. Sono i membri di un coro clandestino, che stanno provando il repertorio guidati dal direttore d’orchestra Rosebery d’Arguto. Molti di loro vengono giustiziati sul momento, e quelli che sopravvivono alla rappresaglia sono deportati ad Auschwitz – Birkenau di lì a poche settimane. L’unico che riesce a salvarsi è Aleksander Kulisiewicz, un musicista polacco dotato di una singolare e incredibile memoria. È a lui che Rosebery, prima di morire, affida una missione importantissima: usare il suo dono per salvare il patrimonio musicale delle vittime dei campi nazisti. Aleks sopravvive in effetti all’Olocausto, e tiene fede alla promessa fatta all’amico: dopo la guerra torna in Polonia e inizia a raccogliere un impressionante archivio musicale che porta in giro in tutto il mondo. Solo attraverso la preziosa testimonianza di quest’uomo oggi sappiamo che i prigionieri dei campi di concentramento composero sinfonie, organizzarono cori clandestini, arrangiarono le musiche di illustri compositori riunendosi regolarmente e spesso a rischio della vita. La musica permise loro di resistere e restare umani, pur costretti a vivere nelle condizioni più brutali che si possano immaginare.

Giudizio:

Quando si decide di affrontare una lettura di questo genere, si è fin da subito consapevoli che ogni pagina sarà come uno schiaffo sul viso e ogni parola usata per descrivere l’orrore vissuto dai prigionieri dei campi di concentramento sarà tagliente al pari di una lama ben affilata. In queste pagine, lo scrittore ha deciso infatti di raccontare la storia vera di un uomo, che ha trovato nella musica la sua via di fuga dal dolore e che ha permesso al suo spirito indomito di sopravvivere all’orrore di cui è stato testimone. Lui, a differenza di altri, è riuscito a salvarsi, perché aveva una missione da compiere: salvare la musica dall’inferno! “Tutto sembrava a portata di mano, e Aleks, dotato di talento, di un’arroventata ambizione e di un pizzico di privilegio, era ansioso di sperimentare tutto “. Questi erano i pensieri del ventunenne Aleksander Kulisiewicz, negli anni in cui la sua Polonia, finalmente libera dopo decenni di dominazione straniera, aveva conquistato la sua indipendenza. Era convinto che un futuro luminoso si sarebbe spalancato per lui , un futuro fatto di musica e di esibizioni dal vivo. Poco gli importava di disattendere le aspettative paterne, che lo vedevano come un futuro avvocato, non di certo nei panni di un artista. Ben presto le ambizioni di questo giovane allampanato, che amava assimilare melodie e immagazzinarle nella sua formidabile memoria e che scriveva articoli contro quella ideologia “nazista” che stava prendendo sempre più piede, si infransero miseramente a seguito della invasione della Polonia da parte delle SS le quali iniziarono a instaurare un clima di terrore nella città di Ciezyn. In quel primo periodo di assedio, nel giovane Aleks emerse un moto di ribellione verso un sistema ingiusto che andava condannato anche a costo di attirare troppo su di sé l’attenzione delle SS, sempre in agguato per eliminare tutti i nemici del Reich. Questo suo non voler zittire i suoi pensieri, ma metterli nero su bianco, fu il motivo del suo arresto e poi del suo trasferimento nel campo di concentramento di Sanchsenhausen, a pochi km di distanza dalla città di Berlino. E fu lì, in quel luogo, in mezzo a quei prigionieri, a cui parevano aver derubato un pezzo della loro umanità, che Alex maturò una ferma consapevolezza: lui doveva sopravvivere e avrebbe usato ogni mezzo pur di uscire da quell’inferno! E la musica, quella stessa che le guardie del campo usavano per terrorizzare , torturare e umiliare i prigionieri, divenne invece per lui un porto sicuro dove mettersi al riparo dal sadismo e dalla crudeltà. Divenne per lui , grazie alla sua speciale dote di memorizzazione, il mezzo per documentare in versi quanto vedeva, sentiva e provava sulla sua pelle così da renderne, un giorno , testimonianza. Perché i nazisti potevano detenere il controllo sulle loro vite ma, nonostante i più brutali attacchi alla loro dignità, non si sarebbero mai appropriati della loro cultura! Ma ciò che cambiò radicalmente la sua quotidianità, fu l’incontro con Rosebery d’Arguto , un uomo coraggioso che non aveva paura dei prepotenti e non tollerava gli abusi, nonostante occupasse in quel luogo una posizione bassissima, in quanto ebreo. Quell’uomo che aveva deciso di restare fedele a se stesso, di non chianare la testa, ma di reagire a quel sistema dirigendo un coro ebraico tra le baracche di un campo di concentramento. Un’amicizia speciale quella tra Aleks e Rosebery, due uomini nati entrambi in Polonia, a una sola generazione l’uno dall’altro, con la medesima passione: la musica! Aleks rimase affascinato da come Rosebery d’Arguto riuscisse con la sola grazia del movimento delle mani a creare una meravigliosa musica dalle voci di uomini privi di alcuna preparazione musicale. Ma dirigere un coro a Sachsenhausen voleva dire correre un rischio enorme e Rosebery ne era consapevole, come sapeva che il suo essere ebreo avrebbe rappresentato la sua condanna. “Tu non sei ebreo. Se sopravviverai , dovrai cantare la mia canzone di dolore e di vendetta in tutto il mondo, o io ti maledirò e non potrai morire in pace”. Queste parole pronunciate dal suo “amico” poco prima che il suo “coro clandestino” fosse brutalmente eliminato divennero per Aleks un motivo in più per resistere in quel luogo. E quando, dopo sei anni di prigionia, divenne finalmente un uomo libero, rappresentarono il solo scopo della sua esistenza anche a costo di sacrificare la sua personale. Lui aveva un compito e lo portò a termine: fare conoscere per iscritto e grazie alla sua voce quella musica che per lui e gli altri prigionieri dei campi rappresentò un barlume di normalità e di speranza! Una particolareggiata analisi di un capitolo buio della nostra Storia! Una testimonianza toccante e drammatica. Un inno al potere salvifico della musica!

Stelle: 4⭐️⭐️⭐️⭐️

AMORI E INTRIGHI ALLA CORTE DI NABUCODONOSOR LI DI MADDALENA TIBLISSI

Recensione a cura di Anna Maria.

Titolo: Amori e intrighi alla corte di Nabucodonosor Ii.
Autrice: Maddalena Tiblissi.
Genere: Narrativa storica.
Pagine: 361.
Editore: Rossini Editore – 28 luglio 2023.
Formato disponibile: Cartaceo 18,99€.
Trama:

Sullo sfondo della Babilonia del 600a.C. , i personaggi che popolano il Palazzo reale si amano e si odiano come tutti noi. Tra loro, di ritorno dalle conquiste dei territori egizi per la sua ascesa al trono, c’è anche il giovane Nabucodonosor Ii, che come nessuno prima si dedicherà all’espansione del regno e alle opere pubbliche. Ma quando la sua futura sposa Amytis, principessa del regno dei Medi, lo raggiungerà a Babilonia, il valoroso sovrano si ritroverà a fare i conti con intrighi ben più terreni. Nel tentativo di proteggerla dall’ambiente ostile della corte e combattere la sua nostalgia di casa, Nabucodonosor Ii trascinerà il lettore in un viaggio indietro nel tempo, tra gli sgargianti colori della porta di Istar e il verde lussureggiante dei giardini pensili.

Giudizio:

Prima di mettere nero su bianco le sensazioni che mi ha lasciato la lettura di questo romanzo, sento la necessità di ringraziare Maddalena Tiblissi per avermi dato l’opportunità di leggerlo in anteprima dimostrando nei miei confronti una incondizionata fiducia. Quando si segue da tempo un’autrice , ad ogni nuova sua pubblicazione aumentano le aspettative al riguardo e il rischio di restare delusi è sempre dietro l’angolo. Ma Maddalena Tiblissi mi ha nuovamente confermato la sua bravura nel fare compiere al suo lettore un vero e proprio viaggio indietro nel tempo e nella storia delle antiche civiltà. Lo ha già fatto, quando si è cimentata in passato con la leggendaria regina egizia Nefertiti, e lo ha fatto anche stavolta in cui ha dedicato la sua attenzione al re babilonese Nabucodonosor II, ovvero colui che intorno al 600 a.C. , una volta salito al trono, ha reso il suo impero uno dei più ricchi dell’Asia Occidentale tentando di emulare il suo avo, il grande Hammurabi al quale si deve non solo l’aver reso Babilonia la capitale più ricca di tutta la Mesopotamia ma anche l’aver messo per iscritto il Codice delle Leggi. Nabucodonosor è passato alla storia sia per le sue capacità di condottiero spietato pronto ad annettere nuovi territori al suo già vasto regno, ma soprattutto per il suo grande acume estetico, ovvero il desiderio di rendere la capitale ancora più bella grazie alla realizzazione di nuove e splendide opere pubbliche , come la maestosa torre dell’Etamenanki, la colorata porta dedicata alla dea Istar o i suggestivi giardini pensili creati per lenire la nostalgia della sua amata sposa. La Tiblissi riesce perfettamente a coniugare storia leggenda e fantasia senza consentire al lettore di capire quando si è oltrepassato il confine di uno per l’altro, perché il suo scopo principale è quello di avvalersi della storia come sfondo naturale per svestire, però, il suo personaggio della sua aura di mito con la quale è ricordato, ma fare emergere il suo lato di essere umano in tutte le sue sfaccettature. In queste pagine emerge infatti la figura di un grande re , a cui sin da bambino sono stati inculcati i doveri e le responsabilità che si sarebbe un giorno assunto, ma che appare per un attimo destabilizzato nel momento della perdita del suo amato genitore e nella prospettiva di dover dirigere il regno senza un appoggio fidato. Per fortuna, al suo fianco, può contare sulla lealtà e amicizia fraterna del suo luogotenente Hamatil e sull’amore di sua madre e di sua cugina. Ma questo guerriero spietato dinanzi ai nemici, nonché un sovrano giusto e ligio al rispetto delle leggi e della volontà degli dei, si scopre vulnerabile e arrendevole dinanzi a colei che le è stata scelta come promessa sposa così da sancire un’alleanza tra i due regni: la bella e giovane Amytis, la principessa del regno dei Medi. Nabucodonosor resta subito stregato non solo dalla sua bellezza, ma anche dal suo essere sensibile, generosa e allo stesso tempo caparbia e tenace. È immediatamente convinto che la dea Istar glie l’abbia inviata per riempire i suoi giorni di luce e bellezza. Lo stesso sentimento “spirituale” ha messo radici anche nel cuore della principessa Amytis, che ha dovuto pian piano abituarsi al clima arido e desertico di Babilonia, così diverso da quello verdeggiante della sua Echbatana , ha dovuto adattarsi alle nuove regole di corte nonché destreggiarsi tra le diverse insidie che vi si celano tra quelle splendide mura. A rasserenare il suo cuore e a dipanare da esso dubbi o malinconia vi sono al suo fianco la sua preziosa nutrice Mandane e la sua sorellina Amestris, la cui presenza sarà per lei un vero e proprio balsamo. Ma sarà il suo sposo Nabucodonosor a farle esplorare territori fino ad allora sconosciuti, come quello dell’amore, della passione e del desiderio facendola sentire sicura e protetta. Ma ben presto Amytis si renderà conto come il loro amore e la sua presenza a corte abbiano attirato su di sé parecchie invidie e gelosie da parte di chi brama sete di potere o da parte di chi anela quella sua stessa felicità, magari fino ad allora negata dal destino. Perché “stare tra le mura del palazzo era più pericoloso che attraversare un bosco”. Amytis si ritroverà dunque ad essere il bersaglio “inconsapevole ” di intrighi subdoli : alcuni riuscirà a evitarli dimostrando la tempra regale di una scaltra leonessa, ma di altri cadrà miseramente in trappola. Riuscirà Nabucodonosor a proteggere la sua Amytis oltre che se stesso? L’amore e la lealtà saranno forse le armi più efficaci per disinnescare anche la più insidiosa trappola? Ma quali le conseguenze? Una trama fitta di intrighi, colpi di scena, passioni e gelosie che sapranno tenere sul filo del rasoio il lettore fino al suo epilogo! Un nuovo bersaglio centrato per Maddalena Tiblissi!!

Stelle: 5⭐️⭐️⭐️⭐️⭐️

LA CONFRATERNITA DEI LEONI – ANTEFATTO DI AA VV

Recensione a cura di Anna Maria.

Titolo: La Confraternita dei Leoni – Antefatto.
Autrici : AA. VV.
Genere: Narrativa storica.
Data di pubblicazione: 7 ottobre 2022.
Formati disponibili:Kindle 0,99€/ Kindlunlimited 0,00€/ Cartaceo 5,99€.
Trama:

https://www.amazon.it/Confraternita-dei-Leoni-Antefatto-ebook/dp/B0BHPLJMDB/ref=mp_s_a_1_1?crid=2W8U0FTCS1HDC&keywords=la+confraternita+dei+leoni&qid=1666292922&qu=eyJxc2MiOiIwLjAwIiwicXNhIjoiMC4wMCIsInFzcCI6IjAuMDAifQ%3D%3D&sprefix=la+confra%2Caps%2C89&sr=8-1

“Aude semper, numquam recede”. Chi ha fondato la Confraternita dei Leoni e chi sono quei giovani valorosi? Chi tra loro perderà, e chi vincerà la partita più difficile? Saranno loro stessi a raccontarvi quella storia e ad accompagnarvi al ballo della duchessa di Richmond. E non è che l’inizio.

Giudizio:

“Aude semper, numquam recede”. Queste sono le parole incise su un antico anello in onice nero con lo stemma di un leone dorato e costituiscono il motto della Confraternita dei Leoni. “Un manipolo di giovani uomini con il mondo in tasca , pronti a godersi le gioie e i privilegi del loro rango” si ritrovano una “maledetta ” notte che avrebbe dovuto rappresentare la fine dei corsi a Eton e il loro futuro a Oxford, a sancire un giuramento indissolubile. Quella notte, a seguito di un drammatico incidente, questi giovani lords diventano consapevoli di come sia arrivato per loro il momento di abbandonare le bravate giovanili e trasformarsi in degli uomini , in dei coraggiosi e leali “leoni”. “Le nostre spade brilleranno sempre nel coraggio, non indietreggeremo di un solo passo e non taceremo che dopo il silenzio dell’avversario. Chiunque di noi rinnegherà questo giuramento, diventerà un nemico. Davanti a noi stessi, giuriamo di esserci sempre e comunque “. Dalla pronuncia di tale emblematico giuramento, che ha sancito la nascita della Confraternita e il loro legame sono trascorsi alcuni anni ed i giovani lords , alla vigilia di una battaglia decisiva contro Napoleone Bonaparte in terra belga , hanno modo di riunirsi partecipando ad uno degli eventi sociali più esclusivi: il grande ballo organizzato dalla duchessa di Richmond. Prima di imbracciare nuovamente le baionette e affrontare un destino incerto, il ballo avrebbe dovuto costituire per gran parte degli ufficiali britannici della settimana coalizione, capitanata dal duca di Wellington, una parentesi, seppur effimera, di svago e di spensieratezza. In una vecchia rimessa di carrozze trasformata sapientemente, per l’occorrenza, in una elegante e sfavillante dimora inglese, i giovani componenti della Confraternita tentano quindi di allontanare dalle loro menti e dai loro cuori le ovvie preoccupazioni per l’imminente battaglia, uno scontro che si sarebbe tenuto in una cittadina dal nome “strano” ma che sarebbe poi passata alla storia: Waterloo! Quale il destino riservato a ciascuno di loro? Riusciranno questi coraggiosi e nobili “leoni” a mantenere fede alla loro promessa e a uscire indenni dal sanguinario scontro che li attende? Oppure i loro sogni e le loro speranze moriranno , assieme ad essi, sul campo di battaglia? In questo breve ma accurato “Antefatto” le diverse autrici, che hanno deciso di cimentarsi in un ambizioso progetto “regency” , hanno voluto dare ai loro futuri lettori un piccolo assaggio di coloro che saranno i protagonisti, pronti ad animare i loro singoli romanzi. Si ha infatti modo di iniziare a familiarizzare coi loro nomi , con le loro origini nobiliari e soprattutto con le loro differenti personalità. Una eterogeneità di anime che, credo, sarà la chiave della loro inattaccabile affinità. La penna delle diverse scrittrici si alterna dolcemente in queste pagine, senza dare la possibilità al lettore di riconoscerne l’identità. Questo fa pensare ad una amalgama ben congegnata tra stili diversi ma comunque armoniosamente affini. Attraverso la lettura di questo antefatto, ho avuto modo di scoprire quale atmosfera storica farà da sfondo alle successive vicende ed anche di individuare tra i vari protagonisti maschili alcuni che hanno già attirato il mio interesse . Al pari due presenze femminili, mi pare che preannuncino , con il loro acuto e lungimirante carattere, di essere sicuramente capaci di scombussolare anche i più inscalfibili cuori. Non vedo l’ora di scoprire se ho ragione o meno!!!

Stelle: 4⭐️⭐️⭐️⭐️