Recensione a cura di Anna Maria.
Titolo: L’isola della memoria.
Autrice: Dido Michielsen.
Genere: Narrativa storica.
Pagine: 285.
Editore: Casa Editrice Nord, 18 aprile 2023.
Formati disponibili:Kindle 11,99€/ Cartaceo 18,05€.
Trama:

Serve, governanti , concubine, le nyai sono votate all’obbedienza e al silenzio. Isah è una di loro, ma farà sentire la sua voce.
Isah guarda le sue bambine, la sua gioia più grande, e si chiede cosa ne sarà di loro. Per anni ha sperato che il padre le riconoscesse . Invece lui sta per tornare in Olanda, dove lo attende la sua futura sposa e una vita in cui non c’è posto né per Isah né per le loro figlie mezzosangue. Isola di Giava, 1866. Isah ha solo sedici anni quando si ribella alla tradizione secolare che obbliga le donne al matrimonio combinato e s’innamora di Gey, un ufficiale dell’esercito coloniale olandese, anche se ciò significa essere bandita per sempre dalla sua famiglia. Ben presto, però, Isah si rende conto che Gey non intende affatto farla sua moglie, bensì la sua nyai. In un’epoca in cui la distanza impedisce alle donne olandesi di raggiungere le colonie, è normale per un uomo prendere a servizio una giovane del posto, che di giorno lavori come governante , ma di notte sia la sua concubina. Una nyai deve essere bella, educata e invisibile. Per anni, Isah obbedisce, racimolando briciole di felicità dalle poche attenzioni che riceve e dalla speranza di riuscire a dare un futuro migliore alle sue bambine. Ma ora che si ritrova sola e disonorata, Isah è costretta a compiere una scelta straziante per evitare che le figlie vengano discriminate sia dai bianchi sia dai giavanesi. Tuttavia lei non si rassegnerà a svanire nel silenzio e troverà il modo di essere ricordata… Coraggiosa e determinata, Isah è una donna unica, eppure nella sua storia echeggia la sofferenza delle migliaia di nyai che nei centocinquanta anni di dominazione olandese hanno subito la stessa sorte. Madri, dimenticate che, grazie alle sue parole, hanno finalmente trovato una voce.
Giudizio:

Quando ho letto la trama di questo romanzo, ho avuto l’immediata percezione che non sarebbe stata affatto una lettura semplice o da divorare in un battibaleno. E non mi sono affatto sbagliata, in quanto sono stata spesso costretta a fermarmi su ogni singolo termine legato ad un luogo, ad un ruolo o ad una usanza così da comprendere meglio, ma non senza remore, la cultura della società giavanese di cui la scrittrice fa un attento affresco storico. “Io, Canting, sono la scrittrice, ma non invento nulla. Scrivo ciò che mi bisbiglia Isah, e dalle sue parole ricavo frasi”. Con queste parole, Canting Wiggers spiega il motivo che l’ha spinta a pubblicare questo libro alla morte della sua amica, ovvero dare voce alla storia di Isah e di conseguenza a tutte le nyai , concubine come lei, rimaste nell’ombra. Canting ha avvertito questa necessità in quanto consapevole di come lei sia stata più fortunata, perché ha trovato un uomo dalle vedute moderne che aveva trasformato una nyai analfabeta in una moglie e madre rispettabile. Una sorte ben diversa da quella toccata all’io narrante di questa straziante storia. Ma chi è Isah? Nata nel dicembre del 1850 nella piccola isola di Giava, il suo vero nome era “Piranti” che in giavanese significa “strumento” forse per augurarle di diventare un domani lo strumento per una vita migliore. È cresciuta sola con la madre, una abile tintora di batik e sarta per le signore della famiglia del sultano. La sola presenza maschile nella sua infanzia è quello di suo zio Ibrahim, il fratello di suo madre, un ramingo dalla indole libera e ribelle. La piccola Piranti ha sin dalla tenera età saggiato sulla sua pelle quanto le differenze sociali contassero nel suo mondo e di come lei fosse una delle tante figlie non riconosciute di un uomo influente. Ha ben presto compreso come ogni cosa intorno a lei fosse pervasa da “un sottile e invisibile reticolo di ranghi” e lei era, come tanti, intrappolata tra questi fili rigidissimi da cui era difficile liberarsi. Ha potuto osservare e capire come le donne non avessero libertà o volontà in merito al loro futuro, ma erano destinate, se fortunate, a divenire mogli “bambine” di uomini più grandi di loro.”In mezzo a queste mura avevo un ruolo preciso e immutabile: diventare una tintora di batik, come mia madre, o un abdi dalem di qualche palazzo”. E quando anche lei , ormai sedicenne, è divenuta idonea per il mercato matrimoniale, ecco che quell’ anelito verso una libertà tanto agognata la spinge a prendere una decisione che cambierà inevitabilmente il corso della sua esistenza: rifiutare il matrimonio combinato da sua madre e diventare invece una nyai , ovvero la governante di giorno e la concubina di notte di uno dei tanti coloniali olandesi. Nella mente ingenua di questa ragazzina le nyai parevano godere di una condizione migliore delle donne o delle principesse del gineceo, disponevano di una libertà alla quale non poteva aspirare nessuna giavanese, nobile o no che fosse. È l’incontro con il militare Gey ,il giovane olandese dagli occhi così azzurri da sembrare trasparenti , appartenente ad una famiglia con forti tradizioni militari, a cui la piccola Piranti decide di donare la sua verginità, consapevole di come la sua decisione avrebbe comportato l’essere bandita per sempre dalla sua famiglia. Ed è sempre lui a darle un nuovo nome, ovvero Isah , proprio come nella tradizione giavanese in cui ad ogni nuova fase della vita si accompagna un nome nuovo. Da quel giorno smette di essere Pinturi ma assume l’identità di Isah, una nyai che ben presto impara ad essere ubbidiente, silenziosa e soprattutto invisibile, nutrendosi delle attenzioni “notturne” di Gey che lei raccoglie come briciole di affetto e come balsamo lenitivo per la sua anima, ulcerata dal suo diverso comportamento quando di giorno si trova dinnanzi a suoi connazionali. L’arrivo di due figlie da quella unione che lei sperava si trasformasse in qualcosa di più, costituisce la sola ancora di salvezza a cui Isah si aggrappa disperatamente per sopravvivere quando si rende conto che le sue erano solo ingenue illusioni. Lei è solo una nyai, un oggetto ornamentale, di cui disfarsi facilmente! Il prendere consapevolezza della sua triste condizione la mette dinanzi ad un’altra scelta ancora più straziante ma necessaria per il benessere delle sue bambine , delle “mezzosangue” a cui vuole assicurare una sorte diversa dalla sua. Quale prezzo sarà costretta a pagare? La storia di Isah è simile a quella di tante altre nyai : anime ferite, umiliate, spezzate a cui è stata data la possibilità di fare sentire la propria voce, di solito zittita e celata nell’ombra!
Stelle: 5⭐️⭐️⭐️⭐️⭐️