Recensione a cura di Anna Maria.
Titolo: Metallo pesante.
Autore: Alessandro Angelelli.
Genere: Raccolta di poesie.
Pagine: 67.
Editore: L’ Erudita, 17 marzo 2022.
Trama:

Metallo pesante raccoglie i pensieri di un uomo che dialoga con la propria anima su quanto la vita offre finché decide di togliere. Famiglia, genitori, figli, amore e anche dolore per la mancanza degli affetti, sono alcuni dei temi che Alessandro Angelelli trasforma in poesia per trovare il suo “Heimat” , il luogo in cui si ritrova la felicità avuta in passato e forse perduta, in un passaggio onirico tra passato e futuro attraverso un quotidiano intenso che non si limita all’esperienza individuale, ma riesce a diventare un universo.
Giudizio:

Prima di dare voce ai miei pensieri è doveroso fare una premessa: non sono un’amante di poesie! Nonostante ciò, come faccio sempre ogni volta che devo avvicinarmi ad un genere che non rientra nelle mie corde, cerco di sgomberare da mente e cuore ogni possibile sorta di scetticismo o pregiudizio, così da non essere influenzata da mie remore personali ed esprimere poi un parere oggettivo. Con questa raccolta di poesie di Alessandro Angelelli, a dire la verità, non ho incontrato difficoltà ad entrare in sintonia con la lettura grazie alla fluidità dei pensieri e alla intensità dei sentimenti racchiusi tra questi versi. Queste poesie mi sono sembrate come tanti tasselli di un unico e intricato puzzle, che una insidiosa folata di vento si è divertita a confondere, dando all’autore l’arduo compito di collocare ogni pezzo al suo posto. Ho immaginato Alessandro Angelelli, dinanzi ad uno specchio, che interroga se stesso in una sorta di dialogo interiore sulla sua vita passata, presente e futura, sugli affetti che fanno parte della sua esistenza e su quelli che invece gli sono stati portati via e anche su quel dolore che continua a tormentarlo ogni notte sotto forma di una musica “lieve e decisa” , ma “costante e inesorabile”. Quel dolore che lui definisce la sua “malattia” e allo stesso tempo la sua “cura” perché “quel freddo glaciale che colpisce al cuore” , in fondo gli ricorda ogni giorno chi è e soprattutto che è vivo. Rimettere in ordine questi frammenti della sua vita, a volte perfetta, gli dà modo di prendere coscienza anche del vero significato della parola amore, che non è più come la intendeva quel ragazzo che forse ha aspettato troppo per apprezzarne il suo significato più profondo, ovvero che l’amore non è desiderio o possesso, ma è essere felici ogni momento, è aiutarsi ” in tutto quello che non è amore: la cosa più semplice e affatto scontata”. Ogni dubbio, ogni interrogativo, ogni certezza acquisita vengono trasformati abilmente in versi che arrivano alcuni con una leggera delicatezza e altri come un inatteso schiaffo in volto. Un viaggio introspettivo, che da solitario diventa pian piano universale perché alla fine della lettura ci si rende conto come l’autore non sia il solo ad aver avvertito il bisogno, ad un certo punto della sua esistenza, di riappropriarsi del proprio “Heimat”: il porto di partenza e di arrivo di ognuno di noi, quel luogo che non ha una precisa identità fisica, ma alberga nella nostra anima, a volte portata alla deriva da quella realtà “cinica e spietata” che pare compiacersi nel vederci crollare a terra o schiantarci contro “un muro di pietra”. Tocca forse a noi il coraggio di rialzarci per riconquistare dunque quel luogo ideale dove sentirci a casa : al sicuro e soprattutto felici! Alessandro Angelelli è riuscito dunque a farmi travolgere dai suoi pensieri confusi ma realistici, facendo ritrovare me stessa in alcuni di essi!
Stelle: 4⭐️⭐️⭐️⭐️